NICOLA BARONI
Cronaca

Alessandro Borghese e Milano: "Quei gelati con Franco e Ciccio e poi l’amore"

Il 42enne si racconta: "Io e questa città ci piacciamo. Qui ho incontrato mia moglie e sono nate le nostre due figlie"

Chef Alessandro Borghese

Milano, 30 dicembre 2018 - Quest'anno lo chef Alessandro Borghese ha festeggiato quattro Capodanni: uno russo, uno cinese, uno eritreo e uno cubano. E la cosa ancora più strana è che non si è mai spostato da Milano. L’occasione gliel’ha fornita la nuova stagione del programma “Quattro ristoranti” (dall’1 gennaio su SkyUno alle 21.15 e su digitale terrestre canale 311 o 11). «Tutto è nato come una barzelletta: c’era un italiano un cinese, un cubano… Io e i quattro autori ragionavamo di come a Milano ci fossero un’infinità di cucine etniche, anche di seconda generazione e di alta qualità, e quindi la possibilità di fare cenoni tradizionali di ogni tipo. La prima puntata quindi è dedicata ai Capodanni etnici».

Cos’ha scoperto festeggiandone quattro?

«Ognuno, a suo modo, è stato una sorpresa. Dal quello russo del Veranda, con caviale rosso, ravioli siberiani e vodka a fiumi, a quello eritreo dell’Adulis Restaurant, a base di agnello con l’injera. Passando per il cinese Maoji Street Food, dove si condivide tutto, e il cubano Monkey in the City, dove si brinda con rhum o cidra. Ne è uscita una Milano anche gastronomicamente multietnica».

Abita a Milano da una decina d’anni, ma ci veniva fin da bambino.

«Da piccolissimo, negli anni Ottanta, salivo con mia madre (l’attrice Barbara Bouchet, ndr) che lavorava ai Varietà. Ricordo molti attori, attrici, comici e persone che lavoravano con lei e frequentavano i miei genitori anche nel privato. In piazzetta spesso incontravamo Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, che mi compravano sempre il cono gelato al pistacchio e fragola o cioccolato».

Prima di stabilirsi a Milano ha girato il mondo.

«Ho vissuto a Londra, San Francisco, Parigi. Ma sono sempre stato un frequentatore di Milano, anche quando ero più ragazzetto e vivevo a Roma: ci venivo per incontrare amici, per eventi, banchetti, lavori. Venendo qui mi sembrava di andare all’estero. Avevo sempre la buona sensazione che a me piacesse la città e io le piacessi».

Quando ha deciso di trasferirsi?

«Tutto è cambiato quando ho cominciato a frequentarla più spesso per le grandi fiere gastronomiche. Durante una trasferta per far da testimonial a un’azienda ho conosciuto quella che sarebbe diventata mia moglie. Lei è nata a Telese Terme, ma ha vissuto a Milano dai 18 anni, è una milanese adottiva. E qui sono nate le mie figlie: pensare che ho due figlie milanesi…».

Il terzo figlio è il ristorante “Il lusso della semplicità”. L’ha aperto al primo piano di un palazzo di Gio Ponti in viale Belisario. Tutte le attività che erano state lì in precedenza sono fallite. Ha interrotto la maledizione?

«Sì, ho fatto rivivere un luogo di Milano, trasformandolo anche architettonicamente. E sta andando bene. Ho avuto ospite più volte il sindaco Sala con signora: sono stati molto contenti, e questo mi rende felice».

I luoghi della città che preferisce?

«A City Life, dove vivo, mi trovo benissimo. Per registrare il programma sono andato a Brera e nelle zone centrali, non ci ero mai stato nel periodo natalizio e mi sono piaciute moltissimo. Anche il Castello Sforzesco illuminato sembra un posto magico».

Quando non è in cucina o in uno studio tv dove va?

«È dura che non sia in uno dei due posti. Ma se ho momenti liberi mi godo le figlie. Oppure prendo l’auto e vado a Pavia o in Franciacorta».

Sempre a giudicare ristoranti?

«No, vado a correre sui circuiti. Ho anche il vizio delle macchine da corsa».