Milano, Albertini boccia Sala: "E' troppo verde - talebano"

L’ex sindaco pubblica “Rivoglio la mia Milano’’: libro nato per la candidatura. I motivi del no alla discesa in campo? Sono finito nella guerra tra Lega e FdI

L’ex sindaco Gabriele Albertini

L’ex sindaco Gabriele Albertini

Milano, 19 febbraio 2022 - Il libro, la politica, la sua visione di Milano, la mancata candidatira alle ultime elezioni amministrative. C'è tutto Gabriele Albertini in "Rivoglio la mia Milano".

Gabriele Albertini, ex sindaco di Milano, partiamo dal titolo del suo nuovo libro: “Rivoglio la mia Milano’’... "È necessario raccontare la genesi di questo libro. All’inizio del volume ci sono le rilevazioni di Renato Mannheimer in cui emergeva che io risultavo il candidato sindaco vincente contro Sala alle Comunali del 2021. Il mio dialogo con il giornalista Sergio Rotondo era nato per diventare il pamphlet della mia campagna elettorale...".  

Allora lei a un certo punto aveva veramente deciso di candidarsi alle Comunali? "Sì. Io non ho preso in giro nessuno, ma avevo fatto presente a Matteo Salvini che avevo tre vincoli da sciogliere prima di decidere. Il primo: la questione economica, avrei perso soldi a candidarmi. Il secondo: rifare il sindaco sarebbe stato estremamente logorante, io l’ho definito “sequestro di una persona consenziente’’ avendolo già fatto per due mandati. Il terzo: il parere negativo di mia moglie. Il primo e secondo vincolo li avevo rimossi dopo aver ricevuto incoraggiamenti a candidarmi da tante persone autorevoli e da tantissimi cittadini comuni. Il terzo vincolo no".  

Non sono mancate anche alcune condizioni politiche per farle accettare la candidatura? "A un certo punto De Corato è stato bacchettato violentemente da Meloni, da La Russa e da Fidanza dopo essersi espresso a favore della mia candidatura, dopo che Salvini l’aveva proposta al centrodestra. Quelle voci non erano contro De Corato, ma contro Salvini".  

Insomma, lei è finito in mezzo alla guerra tra Lega e FdI che si è riproposta per l’elezione del Capo dello Stato? "Proprio così. Poi era evidente che Berlusconi avrebbe preferito Maurizio Lupi come candidato sindaco. E alla fine sono stato escluso anche dal ticket per le Comunali a causa dell’opposizione di Lupi, solo perché gli ho dato del “chierichetto affarista’’. Ma era solo una battuta".  

Chiuso il capitolo mancata candidatura, che giudizio dà dell’amministrazione Sala? "La mia prima critica è la sottovalutazione fatta da Sala della mia proposta di un’unità repubblicana a Milano. Aderire a una formula del genere avrebbe dato il segno della sua leadership. Invece, per non dispiacere la sua parte politica, Sala non ha dimostrato l’autonomia che chi è eletto direttamente dai cittadini dovrebbe avere. Al di là di questo, non mi convince la sua militanza nella componente verde-talebana, che fa sì che alcuni progetti non sono accolti come una sfida per Milano. Un esempio: il nuovo stadio di San Siro. Che significa ridurre le volumetrie? Se vuoi il verde, fai fare grattacieli e occupi meno superficie. Sala, invece, ha puntato su una soluzione per non scontentare troppo i verdi".  

Torniamo al titolo, anzi al sottotitolo del suo libro: “Il sindaco rimette i pantaloni’’. Si riferisce alla foto di lei in mutande a una sfilata di Valentino? Se ci fossero stati i social... "I social probabilmente sarebbero impazziti più dei media del tempo. Ma va ricordato che Teo Teocoli fece la mia imitazione in tv, persino al Festival di Sanremo. E la mia foto in mutande finì su “Newsweek’’".  

Nel libro lei si mette a nudo. Qual è il suo maggior pregio e quale il suo peggior difetto? "Sono riconoscente ma vendicativo. Il motto di famiglia è: iustitiam tuendo bonum equaliterque malum remunerare".  

Quali sono i suoi maestri? "Montanelli e il cardinal Martini. Berlusconi? Lui mi ha cambiato la vita proponendomi di fare il sindaco di Milano".  

Nel libro non è tenero con Letizia Moratti. "La stimo, mi è simpatica, ma non ho condiviso alcune sue scelte da sindaco. L’aver annullato la nostra seconda privatizzazione Aem, ricomprando 335 milioni di obbligazioni, per avere in A2A gli stessi posti in Cda del Comune di Brescia. Con ciò, sono mancati i fondi per lo scolmatore del Seveso, la Grande Biblioteca Europea e la linea 4 della metropolitana, opere che erano già inserite nel Piano triennale delle opere pubbliche".  

Lei è stato anche senatore e eurodeputato. Qual è l’atto di cui va più orgoglioso? "Il disegno di legge per risarcire gli innocenti vittime della malagiustizia, 125 mila persone ogni anno. Agli innocenti ora sono destinati otto milioni di euro. Certo, una cifra simbolica, ma un segnale importante".

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