VALENTINA TARANTINO
Cronaca

Alberi distrutti, addio habitat. Arrivano 10 oasi della biodiversità: “Proteggiamo le api dal clima impazzito”

Il progetto di 3Bee: ambienti ospitali per gli impollinatori, con benefici per tutta la città "Servono piante che si adattino al contesto ambientale, a Milano è difficile trovare terreni liberi" .

Ape in una foto Ansa
Ape in una foto Ansa

di Valentina Tarantino

Una Milano più verde e più sostenibile con la creazione di dieci “oasi della biodiversità”. Questo l’obiettivo di 3Bee, la climate tech company fondata dall’ingegnere Niccolò Calandri. L’azienda ha di recente deciso di dirottare una parte considerevole delle sue risorse su una città che, in seguito al recente nubifragio, ha visto molte le sue aree verdi devastate. "Oltre al danno urbanistico, non è da sottovalutare quello ambientale, - spiega Calandri - perché la distruzione dei parchi ha significato il venir meno di habitat per gli impollinatori, soprattutto per le api selvatiche".

In cosa consiste il progetto?

"Vogliamo creare dieci “oasi”, ossia vere e proprie nicchie ecologiche per ospitare impollinatori, contribuendo a piantare circa diecimila alberi. In realtà il progetto riguarda anche le città dell’hinterland, come Assago e Monza, dove siamo già riusciti a reperire i terreni da prendere in gestione. A Milano, invece, è un po’ più difficile trovare lotti non destinati all’edificazione".

Cosa sono le oasi?

"Le oasi sono aree, di superficie compresa tra 0,5 e 5 ettari, dove piantiamo alberi che in gergo definiamo ad “alto valore ecostemico”. Si tratta di specie adatte al contesto ambientale. Spesso in città vengono effettuate attività di piantumazione errata, a scopo esclusivamente estetico, che possono creare ecosistemi non autoctoni e addirittura pericolosi. Il cambiamento climatico ci sta facendo capire che le nostre città dovranno essere resilienti al meteo, soprattutto al caldo e a nubifragi".

Come funzionano?

"Le oasi sono dotate di sistemi tecnologici avanzati. Siamo in grado di tenerle sempre sotto controllo, in due modi. Anzitutto grazie alle rilevazioni satellitari dell’ ESA, l’Agenzia spaziale europea. E poi tramite speciali sensori che “ascoltano” i messaggi che gli impollinatori si scambiano e ci aiutano a comprendere il loro stato di salute. In questo modo gli apicoltori che lavorano con noi ricevono dati sempre aggiornati e possono intervenire se c’è qualcosa che non va".