Al Sacco spunta il container del pre-triage

Il prefabbricato sarà pronto venerdì: un’area filtro fuori dal pronto soccorso, come a Lodi, Cremona e Brescia nella prima ondata

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di Giulia Bonezzi

Fuori dal pronto soccorso dell’ospedale Sacco, perimetro troppo percorso da ambulanze cariche di malati veri e da negazionisti del Covid a caccia di videobufale da rendere virali, da un paio di giorni sono spuntati gli operai. Stanno allestendo, accanto al pronto soccorso infettivologico, quattro container che saranno adibiti a pre-triage per i pazienti che si presentano autonomamente in ospedale, misurando loro la febbre e ponendo domande che aiutino a inquadrarli come sospetti casi di Covid oppure “puliti”, da instradare in un percorso diverso nel reparto di emergenza. È una cosa totalmente diversa dal nuovo pronto soccorso infettivologico, annunciato in agosto grazie a una donazione di 4,9 milioni di euro dell’Eni, che prevede di spostare la “camera calda“ dove arrivano le ambulanze per costruire un altro pezzo di Ps da 1.800 metri quadri con aree a pressione negativapositiva per il triage, l’attesa, la visita e l’osservazione breve, più un reparto di degenza al primo piano e a pianterreno spazi adatti a ospitare la nuova Tac che il personale chiede da anni: quel progetto sta ancora affrontando un iter autorizzativo che non è reso più semplice dalla recrudescenza della pandemia.

Il prefabbricato invece, spiega al Giorno il direttore medico di presidio Pietro Olivieri, sarà pronto probabilmente dopodomani. E avrà la stessa funzione che avevano, in primavera, le tende allestite dalla protezione civile davanti agli ospedali di Brescia, Lodi, Cremona, le zone devastate dalla prima ondata della pandemia.

L’ospedale Sacco, che il 21 febbraio ricoverava i primi contagiati scoperti a Codogno, è già pieno come nei giorni più duri di marzo e aprile, con 31 malati in terapia intensiva ieri e 310 pazienti Covid totali (che occupano il 62% dei suoi 500 letti), più 26 assistiti in pronto soccorso in attesa di trovar loro un posto.

"A marzo non avevamo avuto necessità di un pre-triage perché come ospedale di riferimento per le malattie infettive ci siamo immediatamente riconvertiti, ci arrivavano solo pazienti Covid - ragiona Olivieri -. Adesso siamo pieni nello stesso modo, siamo tornati quasi solo Covid ad eccezione di poche unità: l’Oncologia, la chirurgia urgente, la Psichiatria, la Nefrologia. Ma in più questa volta il problema è qui in città". Essere sul fronte della seconda ondata, col virus che a Milano circola più che in primavera, significa avere, in qualunque ospedale, più contagi tra il personale (che "sta garantendo, con enormi sacrifici e una fatica bestiale, quello che garantiva nella prima ondata"), e più persone che si presentano autonomamente al pronto soccorso del Sacco, dove le ambulanze ormai portano solo sospetti “Corona”. Così il prefabbricato, finanziato con le donazioni che hanno premiato il ruolo dell’ospedale nella lotta al virus e pensato "per pazienti con sintomi respiratori, come ulteriore area di attesa accanto al pronto soccorso infettivologico" che qui esiste dal 2003 della Sars 1, avrà, alla fine, una destinazione diversa: quella di filtro per le persone che si presentano al Sacco in autonomia. Perché nel mese e mezzo necessario a progettare, bandire e autorizzare i container la situazione s’è ribaltata: oggi il pronto soccorso infettivologico del Sacco, più piccolo, è diventato il percorso “pulito”, mentre quello grande, ”generalista”, è diventato un pronto soccorso Covid. "Ci siamo preparati alla seconda ondata - chiarisce il dottor Olivieri -, ma non ci aspettavamo che arrivasse con questa violenza e velocità". Il pre-triage è "un passo avanti" secondo il sindacalista Davide Monterisi, nella Rsu per la Fials: "Siamo contenti che una delle cose che i lavoratori chiedono da tempo sia finalmente realizzata, ma ci auguriamo che si vada avanti, con il nuovo pronto soccorso infettivologico e con la Tac".

Intanto, in Fiera, il quarto modulo gestito dagli ospedali di Varese ieri mattina aveva già accolto i primi 4 pazienti, e il totale delle persone in terapia intensiva al Portello era di 45 (tre dei 44 ricoverati di lunedì stanno meglio e sono stati trasferiti per la riabilitazione).

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