
ospedale Niguarda
All’ingresso c’è un bosco, disegnato dall’artista Domenico Fazzari. Dentro è un po’ come una casa, con l’ufficio dei volontari ma anche la cucina per prepararsi un pasto (e mangiarlo distanziati), il salotto con tv e area gioco, la lavanderia, il bagno con doccia e poi stanze più intime attrezzate per lo smart working e per il riposo diurno su divani letto, e un’area pernottamento con stanza matrimoniale e doppia con bagno. È fatta così la Family Room inaugurata ieri al Niguarda su 268 metri quadri di ex laboratori al Padiglione 14, Blocco Nord, collegata ai reparti di Pediatria e vicina anche alla terapia intensiva neonatale. L’ha costruita la Fondazione per l’infanzia Ronald McDonald, col contributo di Fondazione Cariplo, in piena pandemia, "un periodo in cui anche in ospedale si è sentita la solitudine", osserva Marco Bosio, dg del Niguarda dove vengono ricoverati circa quattromila bambini ogni anno, il 35% da fuori Milano. Perché il Grande ospedale metropolitano "c’è per i milanesi ma anche per gli italiani", ricorda nel suo messaggio il sindaco Beppe Sala, e anche per stranieri, "soprattutto bambini e giovani che non possono curarsi nel loro Paese", aggiunge il governatore Attilio Fontana. E le famiglie che li accompagnano devono restare anche per mesi, sottolinea l’assessore al Welfare Giulio Gallera. A Brescia c’è già una Casa Ronald McDonald che offre a queste famiglie alloggi; ora la Fondazione aggiunge a Milano (come già a Bologna e Alessandria) una Family Room in ospedale, dove staccare "e ritrovare l’energia per dare ai loro bimbi quel sostegno fondamentale" in ogni cura. Gi. Bo.