Al Niguarda il primo cuore artificiale: "Speranza per chi aspetta il trapianto"

L’intervento pilota in Lombardia su un paziente che attende un organo da mesi. "La media è tre anni"

Al Niguarda il primo cuore artificiale: "Speranza per chi aspetta il trapianto"

Al Niguarda il primo cuore artificiale: "Speranza per chi aspetta il trapianto"

È un cuore artificiale di ultima generazione, il primo impiantato in Lombardia, e sostituirà completamente il muscolo cardiaco "nativo" del paziente, affetto da un grave scompenso cardiaco con disfunzione dei ventricoli sinistro e destro e da mesi in attesa di un trapianto, che è stato operato nei giorni scorsi all’ospedale Niguarda.

Non per sempre, ma almeno per il tempo necessario ad attendere un cuore umano che s’è allungato per carenza di organi e oggi, "in lista ordinaria, in Italia è di circa tre anni", sottolinea Claudio Russo, primario della Cardiochirurgia e trapianto di cuore la cui équipe, insieme allo staff dell’Anestesia e rianimazione cardiotoracovascolare diretta da Michele Mondino, ha effettuato il delicato intervento in circolazione extracorporea, che ha comportato la rimozione totale del cuore nativo, sezionato con una tecnica "estremamente accurata per evitare rischi di emorragia". Il cuore artificiale, a differenza dei precedenti sistemi di assistenza detti Vad (Ventricular Assist Device) che consistono in pompe a turbine miniaturizzate in grado di fornire un flusso sanguigno continuo supportando quasi esclusivamente il ventricolo sinistro, si compone di una camera ventricolare sinistra e di una ventricolare destra, e con quattro valvole biologiche (corrispondenti alla tricuspide, alla polmonare, alla mitrale e all’aorta del cuore nativo) può generare un flusso fisiologico di tipo pulsato, cioè con una pressione sistolica e una diastolica, come il cuore biologico. "Questo - spiega Russo - mette al riparo dalle possibili complicanze del flusso continuo; inoltre il cuore artificiale è dotato di sensori che permettono un adattamento dell’attività in base alle richieste dell’organismo, e le superfici interne, totalmente rivestite di membrane biologiche, richiedono bassi livelli di terapia anticoagulante con un ridotto rischio di complicanze".

"L’auspicio - conclude il dottore - è che in un futuro prossimo l’impiego del cuore artificiale possa perfezionarsi e divenire un’alternativa definitiva, in particolare per quei malati con disfunzione cardiaca biventricolare e che hanno, per età o patologie, controindicazioni al trapianto". Gi.Bo.