NICOLA PALMA
Cronaca

Chi è il piccolo boss che voleva squartare la vittima dell’agguato in piazza Gae Aulenti

Con lui sono stati arrestati altri tre giovani, manca ancora all’appello la metà dei componenti del commando. Tutto è partito da una ragazza contesa

La zona della Biblioteca degli Alberi dove si è verificato l'agguato; a destra, uno degli arrestati su Instagram

La zona della Biblioteca degli Alberi dove si è verificato l'agguato; a destra, uno degli arrestati su Instagram

Milano, 15 novembre 2023 – “Vieni qua che non sei ancora morto... ti devo ammazzare". Sono le 21 del 2 settembre, siamo alla Biblioteca degli alberi. A.E., 16 anni appena compiuti, fino a quel giorno ospite di una comunità per minori stranieri non accompagnati, ha appena infilato la lama di un cutter nella pancia del connazionale ventunenne M.: "Con una violenza davvero stupefacente – metterà a verbale un testimone – trascinava nell’interno del suo addome il coltello verso il fianco e la schiena del ragazzo, quasi come se volesse squartarlo". Il ferito barcolla, la maglietta si colora di rosso. A quel punto, l’aggressore scappa coi complici, per poi girarsi di scatto e urlare: "Questa è la nostra zona, se tornate qua vi ammazzo... avete visto cosa sono capace di fare?".

La svolta nell’inchiesta

Un raid brutale, costato quasi la vita al ventunenne accerchiato dal branco e colpito da dietro: lo salveranno due interventi chirurgici, con trasfusione di sangue per far fronte allo shock emorragico seguito alla prima operazione sull’intestino perforato. A poco più di due mesi dall’agguato di piazza Gae Aulenti, è arrivata la prima svolta nell’indagine del commissariato Garibaldi Venezia, con l’arresto per tentato omicidio di quattro dei presunti otto-dieci componenti del branco, tutti egiziani: il sedicenne e l’amico diciassettenne M.A. sono stati bloccati domenica sempre in zona Garibaldi; il ventenne M.K. si è visto recapitare l’ordinanza in carcere a Busto Arsizio, dov’è recluso dal 17 settembre per una rapina aggravata, mentre il coetaneo S.G. è stato fermato nello stabile-alveare di via Cavezzali 11.

La ricostruzione dell’assalto

La ricostruzione dei poliziotti di via Schiaparelli, coordinati dal dirigente Angelo De Simone, ci porta alle 15 di quel giorno. Il ventunenne M. è seduto con l’amico S. su una panchina della Bam: si avvicinano in due e chiedono a S. se sia il fidanzato di una ragazza di nome B. Lui nega, ma gli altri iniziano a insultarlo e deriderlo. La situazione si scalda subito, ed è in quel momento che M. interviene per fare da paciere.

Un atteggiamento che irrita gli interlocutori: uno di loro, il ventenne M.K., si toglie la felpa e lo sfida a una scazzottata. Poi tutto rientra. Poco prima delle 20, però, un altro amico del ventunenne lo chiama e gli dice che il gruppo dei due lo sta cercando per un chiarimento. Di più: gli fa capire che tira una brutta aria e che è meglio allontanarsi. M. ci prova, ma si imbatte nel branco: sono almeno in otto, armati di spranghe, bastoni e cocci di bottiglia. Scatta il pestaggio. Quindi, il sedicenne A.E. tira fuori il taglierino e spinge la lama nello stomaco del ventunenne.

Le indagini

L’inchiesta non trova linfa dalle telecamere (nessuna di quelle che inquadra il luogo del blitz era in funzione), ma imbocca comunque una pista precisa grazie alle testimonianze del gruppo degli aggrediti, al sistema di riconoscimento facciale Sari e all’archivio di foto e profili che gli investigatori hanno accumulato in mesi e mesi di controlli serrati tra la stazione Garibaldi e piazza Gae Aulenti, area diventata crocevia irrinunciabile per decine di gruppi di ragazzini.

Le dichiarazioni sono concordanti e precise. Qualcuno fornisce pure gli scatti Instagram del presunto accoltellatore: le istantanee choc lo riprendono in posa da duro, con una pistola quasi certamente finta in una mano e una bottiglia di vodka nell’altra. Il ferito riconosce in due occasioni il suo volto nell’album fotografico predisposto dalla polizia; e lo stesso fanno i suoi amici, che indicano agli agenti pure le facce degli altri aggressori.

"I due giovani – si legge nella misura del gip del Tribunale per i minorenni Irina Grossi – si sono resi responsabili di una condotta violentissima, commessa con modalità spregiudicate, originatasi da una discussione insorta per futili motivi e finalizzata a sancire il “controllo del territorio” da parte del branco".