Navigli, Alessio: "Sfregiato a vita da un bandito per difendere i clienti del locale"

Dicono il tempo guarisce ogni ferita, ma non è facile per il 27enne del pub Brass Monkey, liberarsi del fardello che si porta addosso dal 13 maggio

DANNI A VITA Alessio Angelini uno dei soci  del locale Brass Monkey al civico 10 dell’Alzaia Naviglio Pavese con la guancia sfregiata  per sempre dopo la bottigliata

DANNI A VITA Alessio Angelini uno dei soci del locale Brass Monkey al civico 10 dell’Alzaia Naviglio Pavese con la guancia sfregiata per sempre dopo la bottigliata

Milano, 27 agosto 2018 - Dicono che il tempo guarisce ogni ferita. Ma non è facile per Alessio Angelini, milanese di 27 anni e socio del pub Brass Monkey, liberarsi del fardello che si porta addosso dal 13 maggio. Ogni mattina, di fronte allo specchio, c’è quello sfregio lungo il suo viso a ricordargli cosa è successo un maledetto weekend di primavera, di notte e fuori dal suo locale, sull’alzaia Naviglio Pavese al 10. In questi giorni trascorre qualche giorno lontano da tutto a Rimini.

Alessio, possiamo ripercorrere quello che è accaduto?

«Volentieri perché la vicenda non è stata riportata correttamente sui media. È stato scritto che ero intervenuto per sedare una rissa. Non è così. Attorno alla una di notte abbiamo iniziato a sentire il rumore delle bottiglie di vetro fracassarsi al suolo e urla di ragazzi. Tutti membri di due baby gang che avevano deciso di fronteggiarsi, nel tratto sull’alzaia del Naviglio Pavese dove non ci sono pub, come era già successo nel passato. Abbiamo telefonato alle forze dell’ordine almeno cinque volte e lo stesso hanno fatto i clienti ma non si è mai vista nessuna divisa. Dopo le due, le fazioni in lotta si sono spostate di fronte al mio dehors: una decina di ragazzi hanno cominciato a lanciarsi sedie e tavolini del mio locale. Alcuni clienti sono scappati a gambe levate».

Poi?

«Io sono uscito per invitare gli altri ad allontanarsi in fretta e per recuperare il mio arredamento, non certo per far ragionare quegli scalmanati. È in quel momento, alle 2.30, che ho incontrato il mio aggressore. Ha preso un coccio di bottiglia e mi ha procurato un taglio vistoso sul lato sinistro del viso, dall’occhio alla bocca. Se mi avesse colpito alla gola sarei morto. Mi hanno poi portato in autoambulanza all’ospedale San Paolo. La ferita era molto grave e perdevo sangue. Mi hanno applicato in totale 56 punti di sutura, anche all’interno della bocca».

Conosceva i ragazzi di quella sera?

«Sapevo che erano soggetti allontanati da tempo dai locali perché la loro presenza non era gradita. Non li conoscevo personalmente. Sono stati però alcuni di quelli coinvolti nella rissa a rivelarmi il giorno dopo l’identità di chi mi aveva ferito perché disconoscevano il suo brutto gesto. Si tratta, come mi ha anche confermato la polizia in fase di denuncia, di un ragazzo di 19 anni, residente a Baggio, di origine egiziane, su cui pendono altre indagini. Non l’ho più visto da allora ma mi risulta che sia ancora a piede libero. La loro presenza nell’ultimo anno è stata una vera e propria piaga».

Chi sono?

«Ragazzi provenienti dalle periferie come Baggio o Rozzano. Si danno appuntamento sul Pavese per regolare i loro conti. Sono sempre ubriachi e portano con sé bottiglie che acquistano chissà dove. Sono gli stessi che due anni fa seminavano il panico alle Colonne di San Lorenzo e l’anno scorso in Darsena».

Come ha reagito dopo l’aggressione?

«Sono andato a parlare con gli altri gestori dei locali, abbiamo deciso di mettere in piedi un servizio di steward il sabato sera lungo un tratto dell’Alzaia, sia per raccogliere le bottiglie di vetro per terra che per invitare ad usare i bicchieri di plastica. Quelle bottiglie – e io l’ho provato sulla mia pelle – sono delle armi».

Annamaria Lazzari

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