Aereo precipitato a San Donato: i resti del velivolo in Germania per un’altra perizia

Dopo il test in Canada si è resa necessaria un’ultima analisi del "Trim actuator", lo strumento che serve a stabilizzare i voli

La tragedia avvenuta lo scorso ottobre

La tragedia avvenuta lo scorso ottobre

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Milano - Dall’ultimo accertamento effettuato in Canada sul motore del velivolo è scaturita la necessità di una ulteriore perizia irripetibile, alla presenza degli avvocati dei familiari delle vittime, stavolta da effettuare in Germania, sul funzionamento del "trim actuator" lo strumento che serve a stabilizzare gli aerei ed aiutare il pilota a mantenere un certo assetto in volo senza dovere fare uno sforzo sulla cloche. Secondo le ultime ricostruzioni gli ultimi minuti del volo, prima dello schianto, non sarebbero stati gestibili da parte del pilota che avrebbe perso definitivamente il controllo dell’aereo senza riuscire più a raddrizzare la rotta. Nell’incidente aereo dello scorso 3 ottobre, a San Donato Milanese, hanno perso la vita otto persone, tra cui un bimbo di due anni. Ai comandi dell’aereo da turismo, di cui era proprietario, c’era l’imprenditore romeno Dan Petrescu, uno degli uomini più ricchi della Romania con un patrimonio stimato in 3 miliardi di euro. Con lui a bordo dell’aereo c’era anche la sua famiglia: la moglie Regina Dorotea Balzat Petrescu di 65 anni con cittadinanza francese e il figlio di 30 anni, Dan Stefan, nato a Monaco di Baviera. Le altre vittime erano amici di famiglia: l’italiano Filippo Nascimbene, di 32 anni e originario del Pavese, la moglie Claire Alexandrescou, cittadina francese, e il figlio di appena due anni Raphael. Infine la nonna del piccolo, Miruna Anca Wanda Lozinschi, e un amico del figlio dell’imprenditore, il canadese Julien Brossard. Tutta la comitiva era partita da Milano con direzione Olbia: in Sardegna li attendeva la madre dell’imprenditore. Le cause dell’incidente avrebbero dovuto essere svelate dall’analisi delle scatola nera. Recuperata pochi minuti dopo la tragedia, pubblici ministeri, consulenti tecnici e avvocati avevano però dovuto prendere atto che i dati trovati in memoria erano fermi a molti mesi prima. Solo i dati della scatola nera avrebbero potuto rivelare in poco tempo quanto accaduto all’aeroplano prima dello schianto. É iniziata quindi una lunga serie di accertamenti su tutte le manovre fatte dal pilota e le possibili anomalie dei comandi.

Si è reso quindi necessario percorrere una strada investigativa diversa, purtroppo molto più lunga, perché gli investigatori hanno escluso di archiviare il caso, almeno non prima di avere tentato tutte le piste per stabilire la verità sull’incidente. La procura aveva nominato il professore Marco Borri, ingegnere del dipartimento di Scienze e tecnologie aerospaziali del Politecnico, come consulente ed esperto in materia. Altri periti nominati dalle parti hanno studiato la dinamica, la traiettoria e hanno simulato il decollo e il volo. I resti del motore sono stati quindi inviati e analizzati in Canada, dove ha sede la società produttrice dell’ultraleggero. E ora il "trim actuator" sarà inviato in Germania. I superperiti della casa madre di costruzione nella simulazione plastica del volo hanno rilevato questa anomalia della cloche, che ha reso necessario l’ulteriore accertamento. L’avaria tecnica è ritenuta quindi, al momento, l’ipotesi principale nell’indagine sull’incidente costato la vita all’intera famiglia.

 

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