REDAZIONE MILANO

Addio Roberto Carusi, maestro del teatro sociale Commedie, libri, scuola e un cuore grande così

Cultura di sinistra e religione "Avete perso l’autobus?. Aspettate il prossimo. e amatelo come voi stessi..."

di Roberto Brivio

Duemilasettecento caratteri per dire di te, raccontare quello che hai fatto. Ma basterebbe leggere Wikipedia o le bandine di uno dei libri che hai scritto: la preziosa antologia su Ibsen edita da Mondadori, il Naufrago, Marianbulus. Duemilasettecento caratteri compresi gli spazi per condensare le tue commedie rappresentate al Refettorio, all’Ariberto, a La Scala della Vita, parlare delle compagnie per anziani che hai diretto, della Presidenza di Itineraria, club alle porte di Milano già sede di corsi nei quali ammaestravi in Storia del Teatro. Duemilasettecento caratteri per ricordare che hai insegnato al Beccaria, che prendevi i tram mattutini per raggiungere paesi dell’hinterland e far lezioni di Italiano nelle medie, prima come precario, poi di ruolo. Da lì hai tratto la commedia “La classe dei primi” affondando il coltello della satira sui docenti anni ‘70. E infine duemilasettecento lettere per parlare di un’amicizia sessantennale cominciata con tuo padre, direttore delle edizioni Cino del Duca, che a me e a Gigi Vesigna regalava i libri ad ogni “uscita” perché li recensissimo in un mensile chiamato “Studenti”, 32 pagine con copertina a colori, edito per l’Istituto Pitagora e stampato in duemila copie.

Servizi strepitosi che gli studenti a quell’epoca non si aspettavano: la scuola americana, Ignazio Silone, la storia della claque. Poi hai scritto commedie con musiche di Ario Albertarelli: “10 facce di Garibaldi”; “La signora chiama e il monsignore risponde” sul matrimonio dei preti. E la grande amicizia con la coppia BrivioRaimondi e i figli, tuoi ammiratori anche da piccoli. Non ti hanno mai chiamato zio, ma Roberto, o Carusi, o Professore. Raccontavi di te, dei tuoi allievi, del Beccaria, ed erano rapiti dalle tue esperienze che parlavano di letteratura, di teatro, di viaggi ad Assisi, città nella quale recitavi tutti gli anni, creatrice di “Rocca”, il mensile che ti faceva critico teatrale. Fruitore instancabile di treni, pulmann, bus e ultimamente taxi anche per raggiungere la sorella Vera a Imbersago, sulla stessa linea intellettuale e infermiera da più di 12 anni del marito. Una forza di famiglia fatta di zero lamentazioni, vecchia cultura di sinistra e religiosità sorprendente completata dall’amore verso gli altri. Una delle frasi preferite tratta dal libro “Meglio Bastardi che mai dal diario di un cane” pubblicato nel ’74 da Williams editore era “Avete perso l’autobus? Aspettate il prossimo e amatelo come voi stessi”. Calambour che precedevano il tuo “Ossimori Esistenziali”, titolo entrato nelle parole alla moda del 2007. E adesso, purtroppo, via da questo mondo dove "valeva ancora la pena di vivere", dicevi con entusiasmo.

mail:brivio.roberto@yahoo.it