Addio "mare a quadretti" Allarme del Parco Ticino

La pratica della sommersione delle risaie soppiantata dalle coltivazioni in asciutta preferite dall’80% dei risicoltori per facile gestione, ma l’ambiente soffre

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di Francesco Pellegatta

C’era una volta il "mare a quadretti". Da una decina d’anni, invece, la secolare pratica della sommersione delle risaie tra Lombardia e Piemonte ha lasciato il posto alle coltivazioni "in asciutta": un modus operandi ormai preferito dall’80% dei risicoltori per la semplicità di gestione. Secondo il Parco del Ticino, però, si tratta di una scelta che sta aggravando la crisi idrica e danneggiando l’ecosistema. Dopo un inverno senza piogge, infatti, le risaie asciutte non sono in grado di alimentare le falde acquifere sotterranee, mentre in superficie le rane e gli altri anfibi hanno ormai perso il momento propizio per riprodursi e gli uccelli migratori giunti dall’Africa cercano inutilmente qualche specchio d’acqua dove alimentarsi. "Ad aprile l’acqua che avrebbe potuto allagare le risaie e riempire le falde è stata lasciata scorrere via e si è persa per sempre – ha spiegato il responsabile del Settore Agricoltura del Parco Ticino, Michele Bove -. Nel solo Novarese-Pavese parliamo di 300 milioni di metri cubi d’acqua di superficie proveniente da laghi, nevai e ghiacciai. I risicoltori che lavorano in asciutta attingeranno ai canali solo a giugno, insieme a tutti gli altri agricoltori, generando competizione e consumando, infine, una maggiore quantità di riserva idrica. Il paradosso è questo: se l’acqua non si usa viene sprecata, viceversa utilizzandola per coltivare il riso in immersione viene risparmiata, poiché si accumula nelle falde". Il Parco ha dunque deciso di lanciare un messaggio chiaro e forte riproponendo per il secondo anno consecutivo il progetto REC (Rete ecologica Ca’Granda), cofinanziato da Cariplo, e utilizzando risorse proprie per offrire un contributo alle aziende che scelgono di coltivare il riso in immersione.

"In questi giorni, tra Abbiategrasso e Motta Visconti, un centinaio di ettari di risaie sono allagati e accolgono migliaia di uccelli migratori. Questo grazie a otto aziende agricole che stanno salvando insetti d’acqua, rane e volatili quali Cavalieri d’Italia, Pavoncelle, Piro Piro, Pantane, Aironi e Garzette". Ma non è ancora sufficiente: falde e fontanili restano infatti in grave sofferenza per le scarsissime piogge. "Un tempo si diceva "mettere fieno in cascina" - aggiunge Silvia Bernini, consigliere delegato del Parco del Ticino -, oggi si direbbe di mettere acqua nel terreno, acqua che se non viene conservata e distribuita nei campi si perde inutilizzata nella sua corsa verso il Po e verso il mare. Usare l’acqua per risparmiarla, per combattere i cambiamenti climatici e per salvaguardare le coltivazioni estive.

Il Parco del Ticino propone questa soluzione ormai da anni e chiede a tutti gli Enti coinvolti e agli agricoltori di remare nella stessa direzione per tornare a sommergere le risaie in primavera".

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