Addio Angelo Chessa, primario a Milano Una vita per la verità sul Moby Prince

Si è spento il figlio del comandante del traghetto, ha lottato per fare luce sulle cause del disastro. L’ultimo ricordo: "Penso al volto di mio padre, quando capì che lo scontro era ormai inevitabile"

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di Andrea Gianni

Una vita spesa "per la ricerca della verità", 31 anni di battaglie "sempre in prima linea". È morto a Milano all’età di 56 anni Angelo Chessa, primario di ortopedia figlio di Ugo, comandante del traghetto Moby Prince entrato in collisione con la petroliera Agip Abruzzo nella rada del porto di Livorno il 10 aprile 1991. Insieme al fratello Luchino ha combattuto per anni, attraverso un comitato, in Parlamento e nelle aule dei tribunali per fare luce sulla tragedia che costò la vita al padre e ad altre 140 persone con un solo superstite. "Una persona speciale, una vera forza. Porteremo avanti questa battaglia sino alla fine anche nel suo ricordo", spiega Luchino Chessa, dirigente medico dell’Aou di Cagliari.

La tragedia nella notte del 10 aprile 1991: alle 22.25, il traghetto Moby Prince della Navarma entrò in collisione con l’Agip Abruzzo, petroliera della Snam, a 2,7 miglia dalla costa. Fu l’inferno: morirono in 140 tra passeggeri e equipaggio del Moby. Si salvò solo Alessio Bertrand, mozzo del traghetto che partito alle 22 era diretto a Olbia. Tutti salvi sulla nave Agip. La battaglia di Luchino e Angelo Chessa partì qualche anno dopo. Una missione, con il coinvolgimento dei parenti delle vittime, per capire che cosa fosse accaduto davvero quella notte. Nella storia di questa ricerca della verità anche il lavoro di una commissione parlamentare. Gli esiti: lo scontro non era stato causato dalla nebbia o dall’imprudenza di un comandante. Ora c’è un’altra commissione di inchiesta in corso. Nel disastro morì anche la madre di Luchino e Angelo Chessa, Maria Giulia Ghezzano. "Angelo e Luchino Chessa - spiega il giornalista Rai Paolo Mastino, autore del documentario “Buonasera Moby Prince“ - hanno diviso la loro vita tra famiglia, professione e ricerca della verità. Proprio Angelo coinvolse a Milano i consulenti che ribaltarono le conclusioni dei processi".

Laureato a Cagliari e specializzato in Ortopedia alla Statale di Milano, Angelo Chessa ha trascorso nel capoluogo lombardo la sua vita professionale. Nel 1997 è stato assunto come dirigente medico dalla Clinica ortopedica e traumatologica dell’ospedale San Paolo. È stato responsabile del reparto Chirurgia del piede, ha contribuito alla stesura della linee guida per il paziente politraumatizzato e ha accumulato più di duemila interventi chirurgici come primo operatore, affiancando anche l’attività didattica. E, in parallelo, ha portato avanti la sua battaglia per la verità. Ultimamente stava lavorando con il gruppo Stand by me a un documentario per la Rai. "La prima volta che ho sentito il may-day - ha raccontato Chessa alle telecamere di Stand by me - ho pensato alla faccia di mio padre in quel momento drammatico, quando si è reso conto dell’ineluttabilità della collisione. Per un comandante è terribile". Hanno espresso cordoglio, oltre a politici e istituzioni, le due associazioni che riuniscono i parenti delle vittime: "Oggi è un giorno triste, che non avremmo mai voluto".

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