
Riservato, discreto, era la cifra della sua personalità. L’architetto Jacopo Gardella, artefice con il padre Ignazio (1905-1999) di importanti progetti soprattutto a Milano, è morto all’età di 85 anni. L’annuncio della scomparsa, avvenuta il 25 febbraio, è stato dato ieri dalla famiglia a funerali avvenuti (la moglie Tinetta, le sorelle Costanza, Maries e Giovanna), in forma privata sabato nella basilica di San Nazaro in Brolo. Ma del suo lavoro restano tracce importanti in città, dall’ampliamento dell’Università Bocconi sino alla ricostruzione del Pac dopo l’attentato del 1993. Dopo la laurea in architettura - fu assistente universitario di Castiglioni e Rossi - comincia la pratica nello studio del padre, Ignazio, con il quale porterà avanti innumerevoli progetti, compresa la ricostruzione del teatro “Carlo Felice“ di Genova.Ma è il Pac a rubargli il cuore. Lo sottolinea in una bella testimonianza Diego Sileo, curatore al Pac - Padiglione di arte contemporanea - che ricorda come nel 2014 "dopo qualche insistenza aveva accettato di guidare una visita speciale dentro il Pac completamente vuoto, durante la quale con passione aveva raccontato al pubblico le sfide e il senso della realizzazione di uno spazio per l’arte nel contesto degli anni Cinquanta, fino al dilemma della ricostruzione. L’amore per questo edificio si coglieva ad ogni passo e in ogni parola, mentre i visitatori attenti lo seguivano nelle grandi sale e lungo la vetrata luminosa, e lui li invitava ad osservare le qualità uniche di un edificio pensato per accogliere l’arte, senza rubarle la scena, in dialogo perenne con la natura. Lo stesso amore che il pubblico del PAC ci restituisce ogni volta che visita questo luogo". Nel 2019 il Pac ha dedicato una mostra antologica sull’opera di Ignazio e Jacopo Gardella. Conosciuto anche all’estero, Gardella nel 1995 partecipò al concorso internazionale di idee per l’ampliamento del Museo del Prado di Madrid e nel 1997 al concorso per la ricostruzione del Teatro “La Fenice” di Venezia. Stefania Consenti
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