
È stato alla guida della scuola Faruffini per 37 anni, fino al 2017. Aveva moltiplicato i corsi, introdotto la storia dell’arte, le gite, aveva realizzato una biblioteca donando i suoi libri. Ma Giuliano Barbanti, che ieri se ne è andato a 86 anni, è stato più che il direttore della civica d’arte. È stato il più grande animatore culturale di una Sesto che era ancora la città delle fabbriche e poi di quella in cerca di nuova identità. "Sono centinaia i sestesi che hanno imparato a disegnare o a dipingere grazie alla sua passione. Era stato tra gli organizzatori del Premio Piazzetta. Una personalità importante per Sesto e non solo, e anche un uomo politicamente impegnato. Una perdita per la città", ha commentato l’ex sindaco Giorgio Oldrini. Il Piazzetta portò alcuni dei nomi più famosi di tutta Italia che esposero le proprie opere, molte acquistate dal Comune. Dopo anni, la manifestazione diventò un centro di attività permanente per la promozione di interventi nei quartieri, sulla base delle esigenze espresse dai cittadini e realizzate con il loro coinvolgimento dal 1973 al 1976. Con quei progetti Barbanti arrivò alla Biennale di Venezia, dove poi tornò con la sua pittura. "Mentre tutti si dedicavano all’arte figurativa, mi immergevo in un percorso tutto mio sull’astrattismo e sulla pittura modulare", raccontava. Le sue figure geometriche, i suoi colori pieni e vividi sono finiti al Museum of Geometric and Madi Art di Dallas oltre che in tante esposizioni in giro per il mondo. Tra i fondatori del circolo culturale Rondottanta, nel 1961 con un gruppo di giovani pittori aprì la galleria “Il Giorno“, che per anni divise i locali al Rondò con l’ufficio di raccolta pubblicitaria del nostro quotidiano. Sesto ha perso anche Roberto Maremmani, grafico, illustratore, tra i fondatori di Magut Design. Tra gli ultimi lavori, le illustrazioni de “La città rossa“, il libro su 70 anni di storia di Sesto scritto da Luigi Vimercati. Laura Lana