
A sinistra Andrea Magnani in tribunale scortato da carabinieri e agenti di custodia
Milano, 20 marzo 2015 - Volevano sfigurarlo «perché gli aveva sottratto dei voti». Perché «avevano litigato, quando Alexander Boettcher si era presentato alle elezioni regionali del 2013». Per vendetta. Non solo sesso e riti purificatori, cancellando i connotati a tutti quelli che con Martina Levato hanno intrattenuto flirt e contatti più spinti, come - ultimo in ordine di apparizione - il giovane nordafricano Asim con cui la bocconiana ha una deriva in Spagna, estate 2013, la stessa estate in cui flirta in Puglia con Antonio Margarito, salvo poi tentare di evirarlo per punizione nel maggio 2014. Ma anche Asim se la vede brutta: tornato a casa a Londra, sarebbe stato oggetto di un sopralluogo di Martina - che in Inghilterra è andata poco tempo prima dell’aggressione a Pietro Barbini, salvo poi mollare. Nausee, gravidanza già in corso, incinta di Alexander.
Ma il sesso non basta. Così ci sono anche regolamenti di conti spicciativi con avversari di coalizione nelle fantasie e progetti della coppia Levato-Boettcher. La lotta politica nel mondo moderno non prevede dialettica ma secchiate di muriatico. Almeno, in ipotesi, in un progetto accarezzato da Alexander, così come lo racconta il suo ex amico e complice, Andrea Magnani, e così come (lui dice) glielo riferisce Martina in quelle quattro ore del 28 dicembre, che distano fra l’aggressione contro Barbini (verso le 17,30) e il falò di prove in quel di Viboldone, dove la ragazza e il bancario vanno per bruciare le bottiglie di acido, gli abiti del blitz e una lista di altri candidati allo sfregio, e dove il cellulare di Magnani viene agganciato dalla cella di San Giuliano Milanese (ad attestarne l’inequivocabile presenza).
Poche parole spezzate, a fine udienza (a porte chiuse) di martedì 17, fra il presidente Anna Introini che si concentra sul solo processo per la brutale aggressione allo studente bostoniano Pietro (assistito dall’avvocato Paolo Tosoni) e il pubblico ministero Marcello Musso, che incalza Magnani, teste imputato in procedimento connesso, per illuminare tutti i meandri di azioni e progetti della coppia a lui allargata.
Così - dice Andrea - Martina, nel minacciarlo e dirgli che lui c’è dentro fino al collo, gli parla anche degli altri che, nomi, numeri di targa e cellulari, sarebbero in una lista d’attesa degli scarnificati. E spunta il nome di P.C., un «deputato, onorevole di Forza Italia», dice Magnani, che, stando sempre al racconto della Levato era finito nella black list. Nelle scarne spiegazioni successive, Magnani assistito dall’avvocato Andrea Etteri, dirà che il progetto contro il politico era giustificato da un litigio con Boettcher, e dal fatto che Alexander gli imputava «di avergli sottratto dei voti» quando lui aveva tentato la carriera politica alle Regionali del febbraio 2013. Allora il sedicente broker si era presentato con la lista Tremonti «3L-Lavoro e libertà» (che sosteneva il governatore Roberto Maroni), con lo scarso risultato di dodici preferenze. Davvero poche per accusare chicchessia di avere eroso quelle migliaia di voti utili ad ascendere al soglio regionale. Ma la coppia all’acido, più che di moventi, è in cerca di pretesti. marinella.rossi@ilgiorno.net