
Al centro Samuele Briatore presidente dell'Accademia (NewPress)
Milano, 25 ottobre 2018 - «Una parola gentile è come un giorno di primavera». Il proverbio russo è in bella vista sulla pagina Facebook dell’Accademia italiana di buone maniere, galateo e costume, incorniciato da foglie autunnali. Prima regola da imparare: il galateo è una raffinatezza dell’animo. Seconda: conoscere le regole per divertirsi a infrangerle. Mantenendo questa disposizione d’animo, si lascia spazio al gusto personale e alla creatività andando oltre l’etichetta una volta che si è interiorizzata. Di questo e altro si è discusso alla due giorni organizzata a Milano Dall’Accademia - fondata a Roma nel 2012 - in trasferta sotto la Madonnina per l’evento che ha registrato il tutto esaurito: solo 12 posti, oltre 400 richieste ricevute. «Siamo commossi per l’interesse e l’affetto», commenta Samuele Briatore, fondatore e presidente dell’Accademia affiancato dalla vice Shubha Marta Rabolli, che ora ha intenzione di aprire più sedi sparse per l’Italia. A Milano le porte si spalancheranno a gennaio. «Tanti desiderano approcciarsi al galateo in un mondo in cui sembra di esistere solo se si urla, se si usa il turpiloquio e l’attacco. Noi mostriamo il contrario. Contrapponiamo il silenzio al grido, l’eleganza alla volgarità, l’apertura all’altro all’esibizione di sé. Cerchiamo di trasmettere il “saper vivere” imparando a destreggiarsi con eleganza e disinvoltura in ogni situazione».
Le radici sono quelle del Galateo cinquecentesco di Giovanni Della Casa, più la storia delle buone maniere applicata ai giorni nostri. Il presidente apre lo zaino e mostra una delle sue bibbie: «La civiltà delle buone maniere» di Norbert Elias. I partecipanti alle lezioni a Milano venivano anche da altre province: Carla Moggi, per esempio, da Piacenza («l’educazione e la gentilezza sembrano essere passate di moda, soprattutto sui social. Vogliamo essere rivoluzionari praticandole»), Marisa Mantegazza da Busto Arsizio. Due mamme, una di Ferrara e l’altra di Ivrea, hanno portato anche le figlie 13enni che non si conoscevano e ora sono amiche. Aule d’eccezione, «due scrigni della nostra cultura» sottolinea Briatore: il Museo Bagatti Valsecchi tra via Gesù e via Santo Spirito ispirato alle abitazioni del ’500 lombardo, e l’antico negozio Amleto Missaglia (nato nel 1884) di via Verdi 6, che veste le tavole e la casa con oggetti pregiatissimi. «Per tanti il galateo indica le regole dello stare a tavola ma non è solo questo. Parliamo anche di arte dell’ospitalità e del dono. Come dev’essere, il dono? Qualcosa che piace all’altro ma che rappresenta noi stessi, sempre accompagnato da un biglietto con un pensiero». Altro elemento: «Fare attenzione alle sfumature. Se a tavola, anziché dire “cameriere che ci servirà” pronunciamo le parole “gentiluomo che ci accompagnerà”, ribaltiamo il mondo». La rivoluzione gentile parte anche da qui. Info: www.accademiaitalianagalateo.it.