PIERO
Cronaca

Abita a Milano discreta e forte la grande poesia

Piero

Lotito

Milano è dunque la città nella quale si pubblica e si legge di più. Lo annuncia in questi giorni, come ce ne fosse bisogno, l’Associazione italiana editori. Ma questo è forse anche il luogo dove si scrive di più. Milano, città di parola e della parola, nella quale da sempre convergono narratori e poeti. Città della poesia, dove si sono incrociati e pure aggrovigliati i fili dei più grandi contemporanei. A citarli tutti, riempiremmo la pagina e sempre un nome formidabile trascureremmo. Si dice che la poesia non venda, che sia una nicchia nascosta, e che in fondo interessi a pochi. Trascurabili luoghi comuni, perché la storia della letteratura dice che a Milano la poesia è una vena inesauribile che irriga e feconda la vita culturale. Intensi e creativi, ci mancherebbe, si moltiplicano gli incontri per promuovere (termine orribile, che un poeta boccerebbe) l’arte di esprimere in breve la complessità dell’esistere. C’è una Casa della Poesia, a Brera, dove grazie appunto alla poesia si respira "l’idea di poter realizzare una modificazione culturale" e dove nei giorni scorsi è stata dedicata una serata densa di nomi e di presenze a "Una stagione all’inferno" di Arthur Rimbaud, riproposta da La Vita Felice a cura di Carmelo Pistillo. Rimbaud, il poeta che strega i poeti, nella primavera del 1875 fece una capatina a Milano, dove fu ospitato da una misteriosa signora che abitava al terzo piano del 39 di piazza del Duomo, come racconta Edgardo Franzosini in "Rimbaud e la vedova" (Skira). E c’è una rivista internazionale di poesia e filosofia di crescente prestigio, "Kamen", fondata nel 1991 e sempre diretta da Amedeo Anelli, che ospita di frequente il pensiero e i versi di Guido Oldani, di recente candidato al Nobel della Letteratura da un cospicuo numero di intellettuali di tutto il mondo. Prima di Oldani, per lo stesso premio è stato più volte citato il nome di Curzia Ferrari, compagna di fede calcistica rossonera del poeta Franco Loi, da poco scomparso. Ma sull’altra sponda del tifo erano quasi ultrà i nerazzurri Vittorio Sereni e Giovanni Raboni. E oggi portabandiera degli stessi colori è Maurizio Cucchi. Milano, città della poesia che spesso amoreggia con il calcio.