Abbattere o no il Meazza? Salvini torna all’attacco "Basta coi signori del no Li mettono loro i soldi?"

Il ministro delle Infrastrutture: incontrerò tutti i sovrintendenti "Non possiamo perdere altri anni con la polemica su San Siro". FdI (e Sgarbi) vorrebbero il doppio impianto. "Ma decide il sindaco"

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La buona notizia, per chi vuole uno stadio nuovo a San Siro o anche solo veder arrivare a un dunque la telenovela, è che il Governo, con la parola finalmente chiara pronunciata dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano sabato a un evento elettorale di Fratelli d’Italia, ha cristallizzato l’inesistenza di un vincolo che impedisca di abbattere il Meazza e ributtato il pallone nella metà campo del sindaco Beppe Sala, che aveva congelato l’iter per deliberare in Giunta l’interesse pubblico al progetto di Milan e Inter, previa analisi degli esiti del dibattito pubblico.

Ieri sul tema è tornato il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, tuonando, durante la presentazione dei candidati della Lega alle regionali, contro "alcune sovrintendenze" che "sono popolate da signori del no. Ne parlavo col ministro alla Cultura Sangiuliano, nei prossimi giorni penso che riuscirò finalmente a fare il primo incontro con i sovrintendenti italiani", perché "io ne ho le scatole piene dei signori del no", ha chiarito, specificando che "vale anche per qualsiasi cosa si debba fare a Milano. Io guardo al futuro e non possiamo continuare a perdere anni con la polemica sullo stadio. Ci sono società pronte a mettere un miliardo di euro e altri che dicono non si fa niente. Li mettono loro i milioni per riqualificare il quartiere San Siro?".

E pazienza se Salvini ha infilato l’ennesima contraddizione a margine della soap, dato che neanche ventiquattr’ore prima il collega Sangiuliano aveva insistito sull’autonomia dei sovrintendenti, spiegando che "né il ministro né i sottosegretari possono apporre vincoli", e solo la sovrintendenza potrebbe vincolare il Meazza, peraltro "smentendo" i suoi predecessori degli ultimi vent’anni, ma "i sovrintendenti sono figure paragonabili ai prefetti, ai questori, agli ambasciatori", insomma godono d’"indipendenza. Io posso esprimere opinioni, non fare pressioni". Sfumature a parte, il centrodestra ora sposa in blocco la linea "decida Sala", ventilando pure il sospetto che il primo cittadino di centrosinistra stia traccheggiando per far passare le elezioni lombarde. S’è allineato persino il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, tra l’altro candidato coi moderati del centrodestra, che per primo aveva minacciato l’apposizione del vincolo, e ora ha strambato sulla proposta dei due stadi.

Quella del presidente del Senato Ignazio La Russa, che ripete d’aver portato a Sala un suo "progetto di contabilità" che quantifica un "risparmio di 50 milioni di euro subito" (i costi per abbattere il vecchio stadio) e "altri 50 in dieci anni" (col Comune che "rinuncia all’affitto" e l’impianto che tra partite minori e concerti "non incasserebbe meno di cinque milioni all’anno"). Per convincere il convitato di pietra, cioè i due club che metterebbero i soldi, a rinunciare al centro commerciale con tetto a campi di calcio che hanno previsto al posto del Meazza, la seconda carica dello Stato suggerisce – ma parlando solo "da milanese" – di conceder loro "qualche piano in più nelle torri".Giulia Bonezzi

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