"A centinaia nella moschea abusiva" Folla nel condominio a fine Ramadan

I residenti di via Cavalcanti hanno immortalato un fiume umano fin dall’alba. Battaglie legali da 8 anni. Dello scorso dicembre, l’ultima lettera del Comune: diffida dall’utilizzare i locali con permanenza di persone

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di Marianna Vazzana

"Un viavai dalle 5.30 del mattino. Quattro turni con centinaia di persone accalcate. Tutte nel condominio di via Cavalcanti 8, in zona stazione Centrale. Non sono servite le battaglie legali, siamo punto e a capo. Se non peggio". Hanno un diavolo per capello i residenti che ieri mattina si sono ritrovati con un fiume umano sotto le finestre in occasione della fine del Ramadan. Una folla diretta all’ex magazzino del secondo piano interrato di via Cavalcanti 8, all’interno di un condominio, trasformato da più di 8 anni in un luogo di culto islamico senza condotti d’aerazione e un’unica via di fuga in caso di pericolo. Ultimo atto di un braccio di ferro tra “cittadini esasperati“ che chiedono di rispettare le regole e i fedeli islamici, che fanno leva sulla libertà di culto. Risale a settembre del 2019 la sentenza della Cassazione sull’aspetto penale della controversia, relativo all’abuso edilizio consistito nel "mutamento di destinazione d’uso" da magazzino a moschea: Abu Hanif Patwer, in qualità di rappresentante della Bangladesh Cultural and Welfare Association, la ex proprietaria (la stessa che nel 2015 si aggiudicò gli ex bagni pubblici di via Esterle nel bando comunale), è stato condannato per quel reato "contravvenzionale" alla pena di 6 mesi di arresto e a 9mila euro di ammenda.

L’anno dopo, il presidente presentò ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo per far valere il diritto alla libertà di religione. Nel 2021 è stato accertato "il permanere dell’utilizzo a luogo di culto" ed è stato comunicato il trasferimento di proprietà del magazzino all’associazione Milan Muslim center aps (che abbiamo provato a contattare, senza ricevere risposta). L’ultima lettera è della Direzione urbanistica del Comune e risale allo scorso dicembre: diffida l’associazione "dall’utilizzare i locali al secondo piano interrato per qualsivoglia attività che comporti la permanenza di persone, come prevede l’articolo 45 del Piano delle regole del Pgt, per motivazioni di pubblica sicurezza e incolumità, oltre che di conformità urbanistica ed edilizia e, contestualmente, ingiunge l’immediato ripristino alla destinazione d’uso legittima: magazzino senza permanenza di persone". Alcuni residenti di via Cavalcanti commentano: "Speravamo che con questa ultima lettera del Comune la situazione sarebbe cambiata. L’attività sembrava essersi quantomeno ridimensionata. Invece nell’ultimo mese è ricominciato il caos, culminato con la folla sotto casa di stamattina. Siam preoccupati per la sicurezza di tutti. Che possiamo fare?". A Palazzo Marino, i consiglieri leghisti Silvia Sardone e Samuele Piscina attaccano il sindaco: "Il Comune ha la responsabilità di mettere i sigilli al luogo prima che succeda l’irreparabile".

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