Abdulla Bisku morto nell’incidente ad Asola, la moglie: “Era preoccupato per lo stato del cantiere”. Il figlio: “Ora la verità”

Il muratore 58enne era arrivato dall’Albania 33 anni fa e si era stabilito nel Mantovano, dove abitava con la moglie e i due figli. Ombre sulla sicurezza: “Mancavano ponteggi e parapetti”. Lunedì l’autopsia

Abdulla Bisku con moglie e figli

Abdulla Bisku con moglie e figli

A chi entra nella villetta viene offerto caffè amaro, all'uso albanese. Amaro perché è la morte a essere amara. Storia di immigrazione dall'Albania. Storia di impegno, di integrazione riuscita, di felicità familiare, di una sicurezza faticata, sudata e alla fine conquistata. Storia di una morte sul lavoro che ha dato un colpo di cesoia e messo fine a tutto questo. Storia di Abdulla Bisku, Abdul per chi gli voleva bene, muratore, sposato e padre di due figli, morto a pochi passi da casa, in un cantiere ad Asola, nell'Alto Mantovano.

La morte in solitudine

Tragedia senza testimoni. Abdul è un muratore esperto, provetto, che a 58 anni ha conservato tutta l'agilità della giovinezza. Le quattro e mezzo del pomeriggio di martedì. Abdulla lavora alla demolizione di un ballatoio al primo piano di un vecchio stabile in via Nazario Sauro, a poche centinaia di metri dalla sua abitazione. Muore in solitudine perché il collega che lavora con lui alla rimozione delle strutture in legno si è allontanato per un attimo. Cede una delle travi che reggono il solaio, verrà poi trovata spezzata. Bisku precipita da un'altezza di oltre tre metri. Cade nel vuoto. Batte il capo, l'impatto con il suolo è violento. La morte sembra istantanea.

Le indagini e l’autopsia

I meccanismi della legge si sono avviati. Il sostituto procuratore di Mantova, Michela Gregorelli, ha aperto un fascicolo con le ipotesi di reato di omicidio colposo e violazione dell'articolo dell'articolo 148 del Testo Unico Sicurezza (le norme per i lavori su lucernari, tetti, coperture) a carico del titolare della società Edilcasa di Canneto sull'Oglio, datore di lavoro del morto. Lunedì verrà eseguita l'autopsia, affidata dalla Procura a Giovanna Del Balzo, medico legale del Dipartimento di Medicina legale dell'Università di Verona. La famiglia ha nominato un consulente tecnico di parte

La sicurezza nel cantiere

Tanti perché. "Il cantiere – stigmatizza Alberto Righi, responsabile del servizio prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro per Ats Val Padana – si presenta con diverse carenze sia dal punto di vista progettuale dei lavori sia nella fase di realizzazione provvisionale delle opere, dove mancavano ponteggi e parapetti. Il camminamento da cui si è verificata la caduta era privo di parapetti. Ma soprattutto non era stato calcolato minimamente che le assi che facevano da camminamento erano vecchie e non hanno retto al peso dell'operaio. Non risulta che avesse cintura e caschetto".

L’arrivo in Italia e la famiglia

Fine dolorosa della grande avventura di un uomo che aveva trovato in Italia un secondo Paese. Nel 1991 Abdul, nato a Kavaje, a sud di Durazzo, è uno dei tanti del popolo di disperati che i barconi sbarcano a Brindisi dall'Albania. La sosta nella città pugliese. Dopo qualche mese a Piacenza Abdu e cinque connazionali salgono ad Asola, nell'Alto Mantovano. Sono i primi sei pionieri di una comunità albanese che oggi conta circa cinquecento unità. Da allora, per trentatré anni, la sua vita sarà ad Asola. Qualche mese dopo lo ha raggiunto Zambake, che diventerà sua moglie. Nascono Aldi, che oggi ha ventisei anni e studia ingegneria, e Adelina, che a ventidue anni è impiegata in un salumificio a Gazoldo degli Ippoliti. Abdu costruisce pezzo dopo pezzo la sicurezza sua e della famiglia. Quattro anni anni fa termina la villetta in via Pieve Cadelora, costruita con le sue mani, mattone dopo mattone. E' il suo rifugio con la moglie, i ragazzi, la barboncina Meggie e la gatta Cene, piccola randagia raccolta da Adli, a cui anche il padre aveva finito per affezionarsi molto. Il tifo per la Juventus. I ritorni nella sua terra, accolto come un Babbo Natale generoso che porta regali. Dopo avere lavorato in proprio per tanto tempo, un anno fa viene assunto dall'impresa. Un tocco di sicurezza in più, pensa Abdul, una garanzia in più per la pensione.

La moglie: “Preoccupato per le condizioni dello stabile”

All'indomani del dramma si è parlato di pensieri che l'operaio aveva condiviso con i familiari per le condizioni di lavoro. "Mio marito – dice Zambake – lavorava lì da alcuni mesi. Non aveva mostrato particolari preoccupazioni. L'unica era legata al fatto che lo stabile era molto vecchio. Sul lavoro era molto prudente e molto bravo. Alla sua età si arrampicava ancora con l'agilità di un gatto. Avrebbe lavorato fino all'età della pensione. E' morto quando era arrivato il momento di tornare a casa. Questa casa era il suo sogno, desiderava con tutte le sue forze di riuscire a finirla. Siamo qui da quattro anni e mezzo. Dopo che l'avevamo acquistata, l'aveva ristrutturata pezzo per pezzo. L'aveva costruita come quella dove abitavamo prima, a Gazzuolo, una frazione di Asola, e come quella in Albania. Verrà sepolto lì, nella sua terra. Questo era il suo desiderio".

Il figlio: “Ci aspettiamo un po’ di verità”

Cosa si aspetta dall'inchiesta giudiziaria la famiglia di Abdulla Bisku? "So solo –  è la risposta della moglie –che niente mi potrà restituire mio marito. Darei qualunque cosa per tornare indietro, prima che accadesse tutto questo". "Dall'inchiesta ci aspettiamo un po' di verità", dice il figlio. "Nel 2024 – è la riflessione accorata della figlia –  non ci dovrebbero essere più morti sul lavoro". "Conoscevo personalmente Bisku – dice l'avvocato mantovano Daniele Iarussi, che assiste la famiglia come difensore delle persone offese, un legale esperto di diritto del lavoro con alle spalle una lunga attività di ricerca scientifica in materia di infortuni sul lavoro –  persona perbene, onesta e agli occhi di tutti, con un'espressione in uso nella cittadina mantovana, un 'gran lavoratore'. Il mio più sentito cordoglio va alla famiglia, alla comunità albanese asolana e a tutti coloro che lo hanno conosciuto e stimato. Il lavoro, per Bisku, ha rappresentato lo 'strumento' attraverso cui si realizzava una speranza di vita migliore, al di là del mare che divide l'Albania dall'Italia, un obiettivo che aveva meritatamente conseguito attraverso l'incessante impegno e la generosa dedizione. E sempre il lavoro, in un tragico e ingiusto paradosso, è stata la causa del violento spezzarsi della sua esistenza. E' insensatezza pura, ancora più in tempo di progresso tecnico e tecnologico. La speranza è di poter essere di qualche utilità affinché, almeno, sia fatta piena giustizia".