Export lodigiano, si guarda a Svezia e Usa

Lodi, nel 2021 forte rimbalzo dopo le sabbie mobili della pandemia. "Puntiamo sui mercati con meno restrizioni"

Il presidente di Lodi Export Paolo Caresana e il direttore Fabio Milella

Il presidente di Lodi Export Paolo Caresana e il direttore Fabio Milella

Lodi - L’export lodigiano resiste nonostante le incertezze. Secondo l’analisi di Assolombarda nel 2020 le “aziende top“ di Lodi sono riuscite a contenere le perdite: ben il 42% delle imprese ha registrato un fatturato in aumento e solo il 15% ha evidenziato, invece, perdite superiori al -20%. Nel 2021 la ripartenza è stata vigorosa: il 74% delle imprese lodigiane ha chiuso l’anno sui livelli del 2019. Oltre all’Europa, ottimi affari per i prodotti lodigiani anche nel Medio Oriente. Determinante il ruolo del consorzio Lodi Export, guidato dal presidente Paolo Caresana e dal direttore Fabio Milella, che da 45 anni si occupa di ottimizzare la competitività delle 85 aziende associate attive sui mercati internazionali.

Direttore Milella, qual è la situazione dell’export lodigiano? "Ci aspettavamo una crescita importante nel 2021. Nella prima parte c’è stato un forte rimbalzo rispetto alle difficoltà del 2020. Il Lodigiano ha retto e continua a dimostrare grande propensione verso l’export. I top trend del Lodigiano restano la chimica e la cosmetica. A questo si aggiunge, grazie alla pandemia, tutto il mondo della farmaceutica e della diagnostica".

Sono confermate le ferie internazionali in presenza? "Tra settembre e novembre scorso abbiamo ripreso l’attività in presenza in giro per il mondo. Per il momento tutte le attività internazionali sono confermate, ma ci aspettiamo novità nelle prossime settimane".

Nel 2022 vi aprirete a nuovi mercati? "Guardiamo con interesse a quelle zone dove le limitazioni del Covid sono contenute. Per esempio puntiamo sulla Svezia, uno dei pochi Paesi a non aver adottato lockdown. Ma guardiamo anche ad alcune zone degli Stati Uniti".

Quali sono le prospettive per i prossimi 12 mesi? "Ora le restrizioni sono tornate in discussione e siamo tornati a essere preoccupati. Serve un cambio di strategia anche da parte del Governo. Ci aspettiamo un 2022 non semplice: i rincari delle materie prime, dell’energia e i problemi di approvvigionamento rappresentano un grosso punto di domanda per i nostri imprenditori".