LUCA RAIMONDI COMINESI
Cronaca

"Scrivetelo che il fatto non sussiste”: assolto giovane accusato di aver violentato una ragazza in pronto soccorso. Lei si era suicidata a 20 anni

I fatti all’ospedale di Vizzolo Predabissi nel maggio 2024, la sentenza al Tribunale di Lodi. Lo sfogo del padre del 28enne. La Procura chiedeva sette anni di carcere

Il Tribunale di Lodi

Il Tribunale di Lodi

Vizzolo Predabissi (Milano) – Assolto in primo grado perché il fatto non sussiste. L’accusa aveva chiesto sette anni di reclusione nei confronti di un 28enne residente nel lodigiano, sotto processo per le presunte violenze sessuali ai danni di una ragazza 20enne, morta suicida dopo essersi lanciata dal secondo piano della stanza di un reparto dell’ospedale di Vizzolo Predabissi, nel Sud milanese, dov’era ricoverata. La sentenza arrivata ieri al tribunale di Lodi fa anche decadere le misure cautelari nei confronti del 28enne, uscito dall’aula visibilmente commosso e sollevato. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro novanta giorni.

Arrivata in ambulanza dopo una lite domestica, la 20enne era stata alloggiata in una stanza del pronto soccorso, in attesa di trovare un posto. Un “ricovero sociale”, una pratica attuata nel momento in cui una persona ha il bisogno di allontanarsi da una situazione di difficoltà legata al contesto in cui vive. Agli operatori sanitari, la ragazza avrebbe anche detto di voler intraprendere il percorso di transizione sessuale, che era forse alla base delle tensioni in famiglia. Poi l’incontro con il 28enne nella notte tra il 27 e il 28 maggio 2024. Da quanto riportato nel verbale di denuncia, la ragazza sarebbe stata approcciata dall’uomo sul marciapiede all’esterno del pronto soccorso, verso la mezzanotte. Al suo rientro nella camera, l’uomo, sempre per quanto riferito dalla giovane, si sarebbe intrufolato nel lettino, una barella di ambulatorio, e avrebbe abusato di lei.

“Tentavo di divincolarmi – aveva raccontato la 20enne – ero completamente impietrita, terrorizzata e sebbene volessi urlare non emettevo alcun suono”. Poi la fuga, la richiesta di aiuto ai medici di turno, l’intervento delle forze dell’ordine e, infine, la prognosi di 20 giorni e il ricovero temporaneo nel reparto di Ginecologia. La ragazza si era tolta la vita quella stessa sera, intorno alle 20.30, gettandosi dalla finestra della stanza, al quarto piano dell’ospedale. L’uomo, un magazziniere incensurato residente nel Lodigiano, che all’arrivo dei Carabinieri era ancora in pronto soccorso, era stato sottoposto a fermo e condotto in carcere. All’ospedale era arrivato accompagnato da amici, dopo aver bevuto troppo alcol.

L’uomo aveva da subito sostenuto che quello con la ventenne fosse un rapporto consensuale. Ci sarebbero ancora dei fascicoli aperti in Procura a Lodi, invece, per quanto riguarda le indagini su alcuni operatori sanitari al fine di accertare eventuali responsabilità nel suicidio della ragazza. Ieri, all’uscita dall’aula del Tribunale di Lodi, il padre del 28enne si è sfogato: “Lo scrivano i giornali che il fatto non sussiste”. Dalle motivazioni si vedrà se i giudici hanno accolto integralmente le tesi della difesa, che aveva chiesto l’assoluzione dell’imputato.