Vaccino anti-Covid, la dottoressa che scoprì il paziente 1: "Oggi si chiude un cerchio"

Annalisa Malara, anestesista all'ospedale di Codogno, ha ricordato quel 20 febbraio, quando tutto ebbe inizio: "Fu uno choc. Oggi è un momento di felicità, di speranza"

La dottoressa Annalisa Malara, anestesista dell'ospedale di Codogno

La dottoressa Annalisa Malara, anestesista dell'ospedale di Codogno

Codogno (Lodi), 27 dicembre 2020 - "Oggi è un momento di felicità, di speranza. Con le prime vaccinazioni si chiude un po' il cerchio aperto il 20 febbraio. Il vaccino è la concretizzazione di uno sforzo internazionale immane, è un'arma fondamentale che non possiamo esimerci dal brandire e utilizzare, sia per noi che per persone più deboli della società". Lo ha dichiarato questo pomeriggio, all'ospedale di Codogno, dove hanno avuto luogo le prime vaccinazioni antiCovid, Annalisa Malara, la dottoressa che per prima scoprì che il coronavirus, dalla Cina, si era diffuso in Europa e nel mondo occidentale: "Quella sera del 20 febbraio quando alle 21 l'ospedale Sacco ci confermò l'esito positivo del tampone fu uno shock per me e per tutta l'equipe di rianimazione dov'era ricoverato il paziente 1. Questa diagnosi ci permise di identificare il primo caso autoctono di coronavirus e di proteggere gli operatori sanitari e i cittadini".
 
"La prima auto Areu partita stamattina dal Niguarda con le dosi è venuta a Codogno e abbiamo voluto dedicare simbolicamente i primi vaccini proprio alla rianimazione di Codogno, dove tutto è iniziato - ha sottolineato il direttore sanitario dell'Asst, Salvatore Gioia -. Da un momento grave può partire la rinascita. Alla campagna in 4 giorni hanno già dato adesione 1400 dipendenti Asst su 2400, circa il 60%: è un buon auspicio per l'adesione in massa della popolazione. Dal 4 o 7 gennaio, quando arriveranno le altre dosi, effettueremo le vaccinazioni nei 4 ospedali, a scaglioni, cercando di prevenire criticità in caso qualcuno manifesti qualche sintomo tipico dei vaccini, come un po' di febbre o dolori articolari. Intanto stiamo stilando elenchi degli eleggibili tra operatori dell'sst non solo sanitari ma anche dei servizi, operatori delle croci, Medici di medicina generale e operatori del soccorso delle croci. Tra 3 settimane chi ha fatto il vaccino dovrà rifarlo, come richiamo".
 
"Oggi è davvero un momento di svolta anche se purtroppo non è la fine - ha detto Stefano Paglia, responsabile dei pronto soccorso di Lodi e Codogno, sottolineando l'impegno clinico ma anche emozionale del suo personale -; ci vorranno ancora molti mesi perché ci sia il vaccino per tutti ma auspico che le persone capiscano che siamo tutti legati da un comune destino". La prima a ricevere una delle 50 dosi (sul posto, a monitorare la corettezza delle operazioni anche i carabinieri del Nas) poco dopo le ore 15, è stata Lucia Premoli, infermiera della terapia intensiva di Codogno, che si occupò anche del paziente 1, Mattia Maestri: "E' un grande privilegio - ha detto -. Sono felice ed emozionata e spero che serva d'esempio". Quindi Paglia e Massimo Vajani, presidente dell'Ordine dei Medici di Lodi: "Vaccinarsi è un obbligo civile e, per i medici, un dovere deontologico. Dovrebbero essere inclusi nella prima fase anche gli odontoiatri, i liberi professonisti e i medici pensionati che però esercitano ancora, che, ad oggi, sono esclusi. Noi, come medici di base, intanto, siamo pronti a collaborare sia per fare le vaccinazioni, ovviamente in ambienti protetti, sia per fare proselitismo in favore del vaccino: è l'unica scelta per debellare il virus".Tra i presenti a quello che per Codogno, come sottolineato a più voci, è stato un "momento storico", c'erano il sindaco della città e presidente della Provincia, Francesco Passerini, la sindaca di Lodi, Sara Casanova, l'assessore regionale alla Protezione civile, Pietro Foroni