Sergio Ramelli: Lodi gli dedica una via a 46 anni dalla morte / VIDEO

"Mi appello al ministro Bianchi perché intitoli il liceo Molinari al giovane del Fronte della Gioventù", ha detto la deputata di FdI Paola Frassinetti. La targa svelata dalla sindaca Sara Casanova (Lega)

La targa di intitolazione della via a Sergio Ramelli

La targa di intitolazione della via a Sergio Ramelli

Lodi - Nessuna manifestazione di estrema destra o filo nazista, come avvenuto altrove, in suo nome. L'intitolazione di una via, nell'OltreAdda, a Sergio Ramelli, questa mattina, è stata votata soprattutto al ricordo dello studente 18enne, di origine lodigiana, che morì in un letto d'ospedale, il 29 aprile di 46 anni fa, dopo un'agonia di 47 giorni, in seguito all'aggressione subita, a colpi di di chiave inglese in testa, il 13 marzo del 1975, a Milano, mentre rincasava."Ho conosciuto Sergio Ramelli perché era con me nel Fronte della Gioventù - ha ricordato la deputata Paola Frassinetti -. Ricordo un ragazzo appassionato di politica, un po' timido, coi capelli lunghi. Venimmo a sapere che era stato picchiato. Venne ricoverato al Policlinico, dove rimase a lungo in coma. Ebbe un miglioramento di una settimana, come mi confidò poi la madre Anita, al punto da chiedere i libri per studiare per la maturità, ma poi ripiombò nel coma. L'omicidio era maturato nella sua scuola, il liceo Molinari: mi appello al Ministro dell'istruzione Patrizio Bianchi perché intitoli quell'istituto a Ramelli come già avvenuto per altre vittime di sinistra".

"A scuola Sergio aveva scritto un tema contro le Brigate Rosse che fu consegnato agli estremisti di sinistra, i quali iniziarono a perseguitarlo: al momento dell'omicidio frequentava un istituto privato. Questa intitolazione mi emoziona perché la madre Anita (scomparsa nel 2013, ndr), era orgogliosa delle sue origini lodigiane (Sergio venne sepolto nella tomba di famiglia al cimitero Maggiore di Lodi, ndr)". "Iniziammo la nostra battaglia nell'86 quando venimmo a conoscenza di una strada intitolata a Sergio Ramelli nel vicentino - ricorda Bassano Rinaldi, ex consigliere dell'Msi, oggi 86enne -. Raccogliemmo 800 firme, in calce ad una richiesta di cui la prima firmataria era la zia di Sergio, Pierangela Pozzoli, e le protocollammo in Comune. Ma all'epoca l'Anpi, con Edgardo Alboni (ex partigiano, già sindaco di Lodi e presidente Anpi) si oppose".

"Finalmente dopo tanti anni siamo arrivati a questo riconoscimento che non è una battaglia di parte ma di giustizia - ha dichiarato Gianmario Invernizzi, segretario provinciale di Fratelli d'Italia -. La famiglia di Ramelli era di San Martino in Strada per cui ritevamo giusta un'intitolazione a Lodi. Non proviamo un senso di vittoria: mi auguro che anche la sinistra prenda questo atto come un modo per onorare i morti di tutte le fazioni. Non è colpa di Ramelli se è morto il 29 aprile, a pochi giorni dalla ricorrenza del 25 aprile". 

La cerimonia è stata aperta da Maria Grazia Bazzardi, capogruppo di Fratelli d'Italia in consiglio comunale a Lodi, che insieme alle consigliere Elisa Gualteri e Giulia Baggi, aveva presentato la mozione per l'intitolazione, approvata in aula il 6 febbraio 2020: "I responsabili dell'atto efferato (giovani di Avanguardia Operaia, ndr) furono identificati più di dieci anni dopo l'accaduto e condannati al termine di un processo che ha attraversato i tre gradi di giudizio, tra il 1987 e il 1990" - ha ricordato, auspicando che l'intitolazione della strada, tra viale Piave e via Cavallotti, sia segno "di pacificazione nazionale". 

"L'anniversario di questa tragica scomparsa, a 46 anni di distanza, ci porta a onorare la memoria di un ragazzo, prima perseguitato per aver manifestato e difeso le proprie posizioni, e infine barbaramente ucciso da avversari politici che neppure lo conoscevano - ha dichiarato la sindaca Sara Casanova (Lega Nord), dopo aver svelato la targa -. In una lettera, inviata alla madre di Ramelli, cinque degli imputati nel processo per omicidio scrissero: 'Non avevamo nulla di personale contro suo figlio, non lo avevamo conosciuto né visto; ma, come troppo spesso accadeva in quel periodo, il fatto di pensare in modi diversi, automaticamente diventava causa di violenza gratuita e ingiustificabile'. Una violenza che proseguì anche dopo la morte di Sergio, con pesanti intimidazioni rivolte ai suoi familiari. Questa pagina triste della nostra storia ci unisce nella ferma condanna degli atroci delitti del terrorismo politico che ha colpito tutti gli schieramenti".

Alla cerimonia era presente, tra gli altri, anche Patrizia Baffi, consigliera regionale eletta nel Pd e poi passata a Italia Viva e ora a Fratelli d'Italia: "Oggi mettiamo al centro la condivisione, il ricordo delle vittime che non è di questa o quella parte politica, bensì fa parte della nostra storia che dobbiamo interpretare in modo maturo".