PAOLA ROBERTA ARENSI
Cronaca

A San Colombano l'antica arte di 'tagliare' i vini doc artigianalmente

Diego e Leonardo Bassi di Casa Valdemagna quest'anno hanno invitato due sommelier della Fisar-Ente nazionale per la promozione del vino

Il taglio del vino

Il taglio del vino

San Colombano al Lambro (Lodi), 21 gennaio 2016 - Casa Valdemagna «taglia» i suoi vini doc artigianalmente: "Già i nostri bisnonni, fin dal 1878, se ne occupavano personalmente». Il vantaggio di aziende vitivinicole più ridotte, come Casa Valdemagna di via Azzi a San Colombano, in un antico cortile rurale a pochi centinaia di metri dal castello visconteo, è di poter evitare la presenza di tecnici esterni. "Questo lascia più passione nel cuore per un’attività di famiglia iniziata dai nostri bisnonni nel 1878 – sottolineano i titolari Diego e Leonardo Bassi che, 12 anni fa, hanno preso le redini dell’azienda materna -. E l’unica eccezione che ha seguito l’ultima vendemmia è l’aver accolto, durante il taglio, cioè la miscela manuale dei nostri vini, praticata per creare i doc, i sommelier Ermanno Cambié e Luigi Bollani della Fisar Ente nazionale per la promozione del vino, rispettivamente di San Colombano e Livraga. Professionisti che hanno apprezzato il nostro impegno".

E ancora: "I vini da assaggiare sono molti, ma per noi la preparazione del brand dell’anno è un momento sempre emozionante. Per chi fa la vinificazione tradizionale aspettando il freddo questo è un momento importante. Quando si vendemmia si fa la pigiatura delle diverse varietà, la barbera la si mette in un recipiente la si spilla e la si fa fermentare, così come la croatina, l’uva rara e il merlot. Non le uniamo quindi a pigiatura ma più avanti, cioè adesso, a gennaio. L’unione si fa per creare doc Casa Valdemagna".

"Noi non abbiamo frigoriferi o altri macchinari e quindi attendiamo il gelo come la mamma perché il vino col freddo si pulisce - raccontano ancora i vignaioli -. Si fa la chiarifica con polveri naturali, gli si toglie cioè le impurità, perché altrimenti ci sono sostanze che cadono sul fondo della bottiglia rendendo imperfetto il vino per il troppo deposito. Per gli invecchiati invece quest’ultimo procedimento non si fa, ma il nettare si lascia in barrique di rovere 12 mesi".

L’azienda ha per principio il poetico concetto dell’"atavismo genitale": "E' l’arte di trasformare i gonfi grappoli di rosso in ebbrezza. Il pollice imprime volute audaci poi lievi, il palmo aggiusta le asperità, dà il forte carattere e la delicatezza cerula, ti solleva come alito e ti getta con forza leggera - rimano i produttori -. Già, chi come noi fa il vino questo lo sa, è una cosa che hai dentro, non si può improvvisare: guai andare a braccio. Le mani che toccano le bacche prima verdi, poi sempre più intense verso il colore settembrino, non conoscono la fretta, ma la calma e la pazienza di chi sa aspettare con loro".