ANDREA
Cronaca

Pregi e difetti della vita in campagna

Una coppia milanese critica la mancanza di calore umano a Lodi, confrontando la vita di provincia con quella metropolitana. Aneddoti sul divario culturale e sociale tra le due realtà.

Pregi e difetti della vita in campagna

Una coppia milanese critica la mancanza di calore umano a Lodi, confrontando la vita di provincia con quella metropolitana. Aneddoti sul divario culturale e sociale tra le due realtà.

Maietti

Serata con amici milanesi stabilitisi a Lodi da una decina d’anni. Una coppia sulla sessantina: lavorano tuttora a Milano. "Sapevo che venendo da Milano – attacca la signora - avrei trovato un ambiente un po’ provinciale, ma pensavo, in cambio, di trovare anche più calore umano, quello che si dice manchi nella grande metropoli. Bene, ti dico che a Milano si è meno soli che a Lodi. A Milano puoi almeno scambiare due parole in tram o in metropolitana con vicini occasionali, sconosciuti. A Lodi, se non sei introdotto da qualcuno del posto sei inesorabilmente out. E poi, tutte queste chiese, tutti questi campanili". Pare di risentire il Carletto Porta, che tornato a Milano dopo una visita a Lodi, commentò con gli amici che vi aveva trovato soltanto preti. "Ho finito per prendermi piccole vendette – aggiunge la signora- Come quella di andare all’edicola e chiedere se abbiano copia del giornale "Il Contadino" . E quando l’edicolante chiede se non si tratti del "Cittadino", gli rispondo che non pensavo di trovare qualcosa di cittadino a Lodi". E no, cara amica, qui esageri: anche i cittadini hanno da imparare qualcosa dai campagnoli. Vi racconterò del cacciatore milanese sceso nel Lodigiano in cerca di beccaccini, presso Abbadia Cerreto. Mio padre campagnolo lo ha guidato per boschi e marcite in una giornata di livido novembre. Il milanese ansimava, scarpinando tra giunchi e falaschi. Ogni poco si lamentava che "insòma, Majett, lü el sa indùe gh’emm de andaa ?". Mio padre disse che erano arrivati. C’era da scavalcare una roggia larga tre metri buoni. Mio padre, già ultrasettantenne, puntò una pertica sul fondo e trasvolò dall’altra parte in tutta disinvoltura. Il milanese, di una ventina d’anni più giovane, esitava Mio padre gli passò un perticone di legno secco. Su quello si abbarbicò il milanese, finché il perticone si schiantò di netto e il bauscia tonfò nell’acqua come un sacco di guano. Davanti al fuoco di un vicino casolare, il milanese, barbellante di freddo, non volle arrendersi: "Per lü l’è facil, Majett, ma mì son minga allenaa".