Pagare i donatori Avis? "Mai"

Assemblea regionale al teatro Alle Vigne. "Mettere a disposizione il proprio sangue resti un gesto di generosità"

di Laura De Benedetti

Il “no”, forte e deciso, votato all’unanimità ad una forma di pagamento o rimborso per i donatori di sangue da “spedire“ all’attenzione dell’assemblea nazionale; ma anche il “modello lombardo“ dell’Avis che ha visto l’impiego di medici specializzandi per far fronte alla carenza di sanitari autorizzato dalla Regione e poi diffuso a livello nazionale, e ancora la nuova proposta di utilizzare la telemedicina per velocizzare l’iter di reclutamento di nuovi volontari. Sono gli elementi emersi ieri pomeriggio, nel teatro alle Vigne a Lodi, dove si è svolta, per la prima volta in presenza dopo la pandemia, l’assemblea dell’Avis regionale. I numeri sono positivi: nelle 646 Avis comunali lombarde, disposte in 658 sedi in 12 province (15 nel Lodigiano, 20 nel Pavese), 258.900 donatori attivi (cui si aggiungono 9.142 soci non donatori, per un totale di 268.042), di cui 8.374 a Lodi e 12.711 a Pavia, nel 2021 c’è stato un incremento del +5,7% delle donazioni totali (che sono il 24% di quelle italiane), con un incremento dell’+1% dei nuovi donatori tra i 18 e i 25 anni, e del +4,3% di nuovi iscritti. Ma l’ambito obiettivo dell’autosufficienza è ancora lontano. Alcune realtà hanno sottolineato come i donatori siano sottoutilizzati a causa della carenza di medici e strutture adeguate. Il groppo in gola, però sale, quando si parla di retruibire i donatori: "Il plasma italiano è considerato tra i migliori al mondo - ha rimarcato Rosa Chianese, della Struttura Regionale di Coordinamento per le Attività Trasfusionali, ricordando anche la campagna condotta nel 2020-21 per il plasma iperimmune -. No alla remunerazione o rimborso perché la donazione è un dono" e si rischierebbe di smuovere "le fasce di persone che più necessitano di protezione".

"Siamo per la gratuità vera - ha rimarcato Oscar Bianchi, presidente dell’Avis lombardo che celebra il 50esimo di attività -. Non siamo fornitori di un servizio". Ora la nuova sfida è accedere ai fondi Pnrr per usare la telemedicina: "Medici trasfusionisti potranno effettuare la visita di ammissione alla donazione con firma digitale e inserimento dati nel fascicolo sanitario del donatore - ha detto Bianchi -. L’Istituto Superiore di Sanità per la telemedicina ha già dichiarato di voler essere partner e Google ci ha contattati per metterci a disposizione la propria piattaforma".