Lodi, ferrovia interrata e fermate del metrò: ecco le grandi opere incompiute

Anche un terzo ponte per la tangenziale

La stazione che divide la città

La stazione che divide la città

Lodi, 21 febbraio 2018 - Immaginate il capoluogo senza più la ‘barriera’ della ferrovia e con una tangenziale ad anello. O con altre due fermate della metropolitana a nord e a sud. Ciò che oggi più che mai sembra fantascienza, andando indietro fino agli anni ‘90 era ritenuto fattibile. Ed era il programma a lungo termine, tra suggestioni e studi di fattibiltà nero su bianco, degli amministratori lodigiani. Il progetto “Efeso” era quello che più avrebbe potuto trasformare il volto di Lodi, tagliato in tre parti da ferrovia e fiume. Prevedeva l’interramento dei binari nel tratto urbano: sotto si sarebbe creato un ‘mall’, un centro commerciale sotterraneo sui modelli delle stazioni più grandi, con l’accesso ai binari; sopra centro e periferie, eliminata la barriera fisica, sarebbe state ‘ricucite’: con un finanziamento pubblico - privato sarebbero stati realizzati nuovi edifici e parchi, senza più congestionamento del traffico verso i due sottopassi esistenti.

Meno auto in centro con effetto ‘salutare’ avrebbe comportato anche il terzo ponte, che sarebbe dovuto sorgere tra Lodi e Montanaso, chiudendo l’anello della tangenziale: i meno giovani ricorderanno le code interminabili sul Ponte Napoleonico prima che arrivasse il secondo viadotto, extraurbano. Tornando alle ferrovia, oggi esiste la linea suburbana S1 Lodi-Saronno, con treni ogni mezz’ora. Ma erano state ipotizzate anche due nuove fermate ‘metropolitane’, con relativi parcheggi esterni al centro: una all’altezza dell’Università di Veterinaria, l’altra tra Lodi e San Martino (Villa Igea), dove sarebbe dovuto nascere il Business Park, collegato al Parco Tecnologico.

Oggi, con il Ptp in difficoltà economiche e la Facoltà di Veterinaria in grande ritardo ma quasi completata, deve ancora essere progettata la più semplice ciclabile di collegamento con l’attuale stazione per gli studenti in arrivo da Milano e si stanno costruendo gli ascensori per raggiungere i binari. Dopo la realizzazione, lungo la tangenziale, del sovrappasso dell’ex Otto Blues e del sottopasso di San Bernardo, è rimasto sulla carta il viadotto allo svincolo della Faustina, oggi intersezione pericolosa, teatro di molteplici incidenti. Sul fronte parcheggi c’era un progetto definito per edificare un multipiano nell’avvallo ai piedi del Tribunale, ma si era ipotizzato di farlo anche in via Villani e all’ex Macello, oltre che sotto i Giardini del Passeggio. L’unico realizzato, benché ridimensionato per il rinvenimento delle antiche mura, è quello di piazzale Matteotti-viale Dalmazia, che oggi ha un problema di infiltrazioni. Di certo si è vista la nascita e si assiste ora all’agonia dell’istituzione Provincia (che ha portato però alla riqualificazione degli ex conventi di San Cristoforo e San Domenico e di via Fanfulla) e del centro fieristico di San Grato, ormai chiuso. Dal punto di vista culturale il sogno era di creare una compagnia stabile alle Vigne e recuperare l’immobile adiacente, già sede della Camera del Lavoro, oggi vuoto. Il nuovo Museo civico, con la sua preziosa collezione di ceramiche, e il salvataggio dell’Incoronata, sono i grandi incompiuti, mentre è arrivata la Cattedrale vegetale. Sul fronte dell’archeologia industriale, recuperati solo in parte, e senza curarne l’identità storica, l’ex Polenghi, l’ex Linificio e l’ex Lanificio.