
Il sindacato Fabi alle prese anche con le chiusure delle filiali nei piccoli centri
Più sicurezza, sparite le rapine e ridotti i furti. E sul fronte dell’operatività, cala la richiesta dei mutui, perché i giovani non hanno i requisiti e persistono la desertificazione degli sportelli e il mobbing verso i dipendenti. Stila questo bilancio Ettore Necchi (nella foto), dirigente della Federazione autonoma bancari italiani di Lodi, analizzando, sul lungo termine, l’andamento delle banche lodigiane. "I dipendenti di tutte le banche nel Lodigiano sono oggi circa 1.500 – esordisce –. Abbiamo 85 filiali di tutte le banche di cui 35 di banche di credito cooperativo (9 della Bcc Lodi, 25 della Centropadana, una della Bcc Caravaggio). Stiamo però assistendo alla desertificazione degli sportelli anche qui anche se la combattiamo da anni. Nel Lodigiano le banche sono diminuite del 30% negli ultimi 10 anni. I paesi addirittura senza sportelli sono: Borgo San Giovanni, dove a breve il Banco Popolare toglierà anche il bancomat, Castiraga Vidardo, Marudo, Caselle Lurani, Pieve Fissiraga. Sono tutti paesi in cui c’era il Banco popolare, una banca che non si interessa ai paesi piccoli". "Noi abbiamo suggerito che, dove non esiste niente, intervengano almeno le Bcc, banche rurali – aggiunge Necchi –. Loro possono pensare di installare almeno un bancomat. Abbiamo già scritto ai direttori di Bcc Laudense, Centropadana e Caravaggio".
Per quanto riguarda la sicurezza dei dipendenti ci sono segnali di miglioramento. "Dal primo gennaio, grazie anche al protocollo siglato, anni fa, con la prefettura, non ci sono state rapine – dice Necchi –. Avevamo segnalato le anomalie e le banche erano intervenute. Con la cassaforte temporizzata, per esempio, si deve attendere molto e i malviventi rischiano troppo. Contiamo solo un paio di furti notturni coi bancomat fatti esplodere". I conflitti aperti tra sindacato e banche adesso derivano dal fatto che alcune banche disconoscono il contratto nazionale e quello integrativo. "Se uno merita un inquadramento superiore, non glielo danno – conclude –. Bisogna sempre risparmiare sulla testa dei dipendenti e ciò non ci piace. Ci sono trasferimenti illegittimi, pressioni commerciali, i colleghi si ammalano. È un inizio di mobbing". Paola Arensi