"Ma quale satanismo, solo stupidera". Il parroco assolve quattro giovani imbrattatori

A Maleo erano comparse scritte esoteriche e sataniche: in quattro erano finiti nei guai. Ora don Enzo Raimoni spiega che è stata una bravata e vanno moderati i toni

Uno dei beni imbrattati

Uno dei beni imbrattati

Maleo (Lodi) - "Segni esoterici e satanici sui beni di Maleo? Ma quale satanismo! Solo ragazzi annoiati nell’età della stupidera, che è giusto che paghino per i propri errori, ma li hanno capiti e hanno chiesto scusa. Quindi diamogli un’altra possibilità". E’ il sunto del discorso, affidato alle pagine del periodico parrocchiale di Maleo La fiaccola, del parroco don Enzo Raimoni che, dopo le denunce d’inizio maggio 2021, che hanno colpito un 17enne e tre ventenni, cerca di educare la comunità. I giovani risponderanno per aver imbrattato, tra il 19 e il 22 aprile, diversi beni cittadini e parrocchiali, con scritte sataniche ed esoteriche. E il sacerdote li ha incontrati personalmente per vederci chiaro. Così come già aveva fatto il sindaco Dante Sguazzi, prima di ufficializzare la denuncia, scoprendo ragazzi pentiti, disposti a rimediare.

Il parroco spiega a propria volta il loro pentimento introducendo, con il suo pensiero, la lettera che gli interessati hanno accettato di pubblicare sul libretto parrocchiale. "Buongiorno. Siamo i quattro ragazzi che hanno scosso la comunità locale. Dopo le indagini dei carabinieri, un confronto in famiglia e un'attenta analisi personale, siamo stati impegnati nel tentativo di rimediare a quanto commesso. In primo luogo ci siamo recati in Comune per mostrare il nostro pentimento al sindaco e con lui abbiamo avuto un dialogo, un confronto, dei chiarimenti e ci siamo proposti per ridipingere ciò che va ridipinto e risistemare le cose. Il giorno seguente abbiamo incontrato don Enzo, dato che, avendo leso anche la comunità cattolica malerina, ci sembrava giusto porgere almeno le scuse sia a lui sia a voi. Ed è per questo che stiamo scrivendo queste parole. Vogliamo scusarci con tutti i nostri concittadini e con chiunque si fosse sentito leso dal gesto compiuto. Noi abbiamo sbagliato e stiamo cercando di rimediare", dice la missiva del gruppo.

Il parroco quindi ricorda: "Quando sono saltati fuori i nomi di chi aveva imbrattato l'Oratorio di San Pietro Martire, detto 'Dei morti da basso', la targa apposta sul madonnino di Fatima e diversi cartelli stradali, ho capito subito che non c'entrava nulla il satanismo, ma si trattava di una semplice bravata. Questo anche se, vista l'età di alcuni di loro, non si può di certo giustificarla. Lo dicono però gli esperti che l'età dell'adolescenza, che ai nostri tempi non per niente si chiamava bonariamente "l'età della stupidera", si protrae sempre più avanti negli anni. Complice la noia di questi lunghi mesi di Covid, sta di fatto che, per loro stessa ammissione, gli interessati si sono lasciati prendere un po' la mano”.

Dopo i vandalismi c’era anche stata una messa riparatrice. Ma oggi don Raimondi rimarca:”I simboli legati al satanismo erano ignorati, per la gran parte, da loro stessi, copiati da videogiochi o dal rapper di turno, cosi tanto per. Certo non si gioca con il fuoco e nemmeno con il diavolo che, come hanno potuto loro stessi sperimentare, porta inconsapevolmente a compiere gesti sbagliati di cui poi pentirsi. Questi ragazzi, sono i nostri ragazzi e a loro dobbiamo voler bene, nonostante gli sbagli. Certo non si può sempre passare oltre. Si può imparare dagli errori, infatti, se ci si assume, di essi, con responsabilità, anche le conseguenze. Sostenuti dalle rispettive famiglie, tutti e quattro questi giovani hanno però ammesso il proprio torto, dimostrandosi disponibili a rimediare”.

Pagheranno in qualche modo l'errore commesso, come ha ribadito il sacerdote: "Ma già alcuni commenti accesi e affrettati dei giorni scorsi li hanno messi alla prova. Hanno chiesto scusa. Sono stati sinceri? Se le forze dell'ordine non avessero scovato i colpevoli, si sarebbero pentiti? Non lo so, ma credo, voglio credere assolutamente nella loro sincerità - prosegue il parroco -. Per quello che conosco di loro, posso affermarlo con convinzione. Così, nel dialogo avuto con questi ragazzi e con il quale, oltre al richiamo, non è mancato l'incoraggiamento, ho dato a loro la possibilità di scusarsi direttamente”. Da qui la pubblicazione della lettera sul periodico parrocchiale.