
La beffa per gli enti locali. Fondi erogati per il Covid. Lo Stato presenta il conto
Quattro anni fa il lockdown per il Covid e i fondi che il Governo aveva erogato agli enti locali per fare fronte alla pandemia. Tra questi molti comuni del Cremasco che, proprio grazie a questi soldi, erano riusciti a realizzare progetti che da tempo avevano nel cassetto. Fatto tutto con grande soddisfazione e certi che tutto sarebbe andato liscio, per qualcuno, invece, c’è stato un brutto risveglio. In questi giorni, la brutta sorpresa, con lo Stato che presenta il conto a comuni e province per gli aiuti erogati al tempo. Alcuni primi cittadini sono già in allarme perché dovranno restituire molti soldi e fare quadrare i conti non sarà semplice. Come previsto dalla Legge di bilancio 2024, gli enti locali dovranno restituire i contributi ricevuti in eccesso (definiti attraverso un complesso algoritmo di rendicontazione) in quote annuali costanti nel periodo 2024-2027.
Nel Cremasco sono dieci i comuni debitori che devono quasi 350mila euro e per la precisione Madignano 182mila, Dovera 52mila, Vaiano 40mila, Ricengo 23mila, Moscazzano 21mila, Casaletto Ceredano 15mila, Casaletto Vaprio 12mila, Ticengo 11mila, Ripalta Cremasca 7.900, Credera Rubbiano 6.400.
A livello nazionale sono 2.790 i comuni e le Unioni che dovranno restituire 254 milioni, mentre 1.235 enti riceveranno ulteriori contributi per 137 milioni; 4.319 chiudono la partita del fondo Covid in pareggio. "In termini di cassa, il ministero dell’Interno tratterrà le somme dal fondo di solidarietà comunale, per i comuni, e sulle spettanze a titolo di fondo unico distinto per le province e le città metropolitane. Ogni ente dovrà, comunque, accertare l’intero importo di tali stanziamenti e provvedere all’emissione di mandati di spesa, versati in quietanza di entrata". Così recita la lettera ricevuta dai sindaci. E questo si aggiunge alla possibile imposizione della restituzione di 540mila euro di fondi per i ripristini urgenti che la Regione aveva distribuito ai comuni dopo la grandinata del 25 luglio scorso è perché potessero far partire le riparazioni che riguardavano pubblici edifici.
Dopo l’impugnazione del provvedimento da parte di Milano e dopo che il Tar ha dato ragione al sindaco Sala, Pianengo rischia di dover restituire 330mila euro, Ricengo 159mila, Rivolta d’Adda 25mila, Offanengo 16mila e Casaletto Vaprio 7mila se in questi giorni la Corte dei conti darà ancora ragione a Sala. A livello lombardo sono sette i milioni sotto la lente dei giudici e 75 i comuni beneficiari della misura di somma urgenza.