
ACCESSO LIBERO L’ingresso in via San Fereolo
Lodi, 22 luglio 2015 - Allarme sicurezza negli uffici del Giudice di pace di Lodi. Dopo la strage al tribunale di Milano e l’aggressione a un magistrato nel palazzo di Giustizia di Lodi, la questione sicurezza nelle sedi giudiziarie sarebbe dovuta diventare una priorità. Invece, nulla è cambiato nel palazzo ex scuola elementare che ospita gli uffici del Giudice di pace (da qualche mese sede unica per il Lodigiano con l’accorpamento della sede di Codogno) in via San Fereolo. L’ufficio, suddiviso su due piani, non è dotato di metal detector e di varchi con controllo elettronico per evitare l’introduzione di armi. Nemmeno l’ombra della sorveglianza armata che dovrebbe presidiare l’ingresso e le aule.
«Ho paura a lavorare in queste condizioni – dice Giuseppa Crisafulli, coordinatrice della struttura di via San Fereolo dal 2008 –. Sento di essere in costante pericolo. Esiste da troppo tempo l’emergenza sicurezza in questi uffici. Le porte non sono blindate. Per questo facili da aprire anche con una forte spinta. Maggiori rischi quando ci sono le udienze. Stiamo parlando di un’attività giudiziaria ad alta tensione. Liti condominiali, quelle tra parenti, con gente che si ingiuria e si minaccia da anni e viene qui a chiedersi reciprocamente i danni. Persone che spesso si detestano, che litigano nei corridoi. La situazione è critica. Il Comune non ha mai risposto alle nostre numerose segnalazioni. Capisco le difficoltà dell’Amministrazione che non può spendere, ma in questo modo si mette a rischio la sicurezza dei dipendenti. Il presidente del tribunale di Lodi Ambrogio Ceron è stato l’unico ad aver ascoltato il mio appello, ed è per questo che ora possiamo contare sui controlli periodici dei carabinieri. Ma la sicurezza qui va decisamente aumentata, anche a livello di struttura».
Anche la mancanza cronica di spazi negli archivi - tanto da costringere i cancellieri a depositare i faldoni per terra, in balìa di chiunque - è una questione annosa. «Non sappiamo dove sistemare quelli che arriveranno dall’ufficio di Codogno – spiega la Crisafulli –. Il palazzo non è idoneo per accogliere un ufficio giudiziario di questa grandezza. Gli scaffali sono pieni. Mi chiedo dove andremo ad archiviare le pratiche». Nessuna novità sul possibile accorpamento degli uffici nel palazzo di Giustizia di viale Milano, dove telecamere e metal detector sono state rafforzate dopo l’aggressione al sostituto procuratore Alessia Menegazzo del 26 maggio scorso. «Resta tutto un mistero – ancora la Crisafulli –. Questo immobile è stato messo in vendita dal Comune nel 2011. Due aste sono andate deserte. Non sappiamo nulla anche per quanto riguarda il passaggio di competenze dal Comune al ministero della Giustizia. Nessuno ci ha ancora informato».