Terrore in tribunale a Lodi: entra armata di coltello per uccidere la pm

Lo scanner a raggi X è rotto da mesi e nessuno si è accorto della lama lunga 32 centimetri che aveva in borsa. La donna ha poi aggredito il giudice e una funzionaria

La pm Alessia Menegazzo

La pm Alessia Menegazzo

Lodi, 27 maggio 2015 - Tragedia sfiorata, ieri mattina al palazzo di Giustizia di Lodi. E si riaccendono i fari sulla sicurezza nei tribunali d’Italia, dopo la strage di Milano del 9 aprile. Rosamaria Capasso, 38 anni, lavoratrice nella scuola, originaria di Nola, nel Napoletano – con problemi psichici – e residente a Lodi da qualche anno, ha fatto il suo ingresso nell’edificio, nascondendo nella borsa un coltello da cucina a doppia punta lungo 32 centimetri. La donna aveva intenzione di uccidere il pm Alessia Menegazzo, che sta indagando su una denuncia da lei stessa sporta il 29 aprile su presunte irregolarità nell’assegnazione di un posto a scuola.

Lo scanner ai raggi X, a Lodi, non funziona da dicembre e la donna è riuscita a superare i controlli all’ingresso senza difficoltà. Insegnante precaria, la Capasso era entrata nel tribunale di Lodi prima delle 8 con l’intenzione di parlare con il magistrato di quella denuncia per un mancato riconoscimento del titolo a fini professionali. Secondo gli inquirenti la donna, dopo aver girovagato un po’, si sarebbe diretta poco dopo nell’ufficio del magistrato, al piano terra. In quel momento il pm non era lì: qualche minuto di ritardo per problemi legati a un processo per direttissima.

Ha detto solo una frase, nell’attesa, che ha lasciato perplessi gli addetti alla sicurezza: "Io non so dove dormire questa notte". Le è stato risposto che, per questo, il sostituto Menegazzo non poteva fare nulla. Poi si è diretta verso l’ufficio, chiedendo insistentemente di essere ricevuta. La cancelliera, Maria Pia Sciortino, ha cercato prima di dissuaderla ma la Capasso l’ha aggredita a calci e pungi, devastandole l’ufficio; è sopraggiunta Alessia Menegazzo e anche lei ha ricevuto un pugno alla spalla. Sono intervenuti gli agenti della Polizia giudiziaria e i carabinieri che hanno bloccato la donna mentre frugava nella borsa. È stato in quel momento che si sono accorti del coltello. E la Capasso ha sibilato: "Volevo ucciderla".

Sentendo le urla sono subito accorsi anche il marito della cancelliera, che lavora in tribunale come ufficiale giudiziario, le guardie giurate e i carabinieri. In cinque hanno bloccato la donna e l’hanno portata in una camera di sicurezza per cercare di calmarla. Sia il procuratore capo, Vincenzo Russo, sia la pm Alessia Menegazzo sono andati nella stanza per cercare di tranquillizzare la donna, ma senza successo. Alla fine è stata arrestata dai carabinieri del Nucleo operativo e ricoverata all’ospedale di Codogno, dove è stata sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio.

"Sono ancora sotto choc per quello che è accaduto – ha spiegato nel pomeriggio il pm Menegazzo –. Qualcuno si dovrebbe preoccupare della sicurezza all’interno del palazzo di Giustizia. Non mi sento al sicuro, ma continueremo a lavorare. Non ci faremo scoraggiare da quello che è accaduto". Capasso dovrà ora rispondere di resistenza e lesioni aggravate e verrà interrogata questa mattina dal gip di Lodi durante l’udienza di convalida. Poi gli atti passeranno alla procura di Brescia per competenza territoriale.