LAURA DE BENEDETTI
Cronaca

Lodi, flash mob per Giulia Cecchettin: 75 colpi scanditi con le mani e poi il silenzio. Sullo striscione ‘Coltellata numero 76’

La coltellata in più sarebbe quella inflitta dalla sentenza della Corte d’Assise per cui l’assassino Filippo Turetta, non avrebbe infierito sul corpo dell’ex con 75 coltellate per “crudeltà” ma solo per “inesperienza”. Una motivazione che ha portato gli studenti a manifestare in piazza

Lodi, flash mob per Giulia Cecchettin: 75 colpi scanditi con le mani e poi il silenzio. Sullo striscione ‘Coltellata numero 76’

Un vero e proprio flash mob, intenso come una mobilitazione lampo, una protesta spontanea e immediata, frutto, in questo caso, dell’indignazione.  Gli studenti del Calam, Centro di Formazione Professionale - Scuola di estetica, acconciatura, informatica, ristorazione, con sede a Lodi (e a Codogno) hanno raggiunto piazza della Vittoria, cuore della città, e hanno manifestato esibendo uno striscione con la scritta “Coltellata numero 76”.

Il chiaro riferimento è alle 75 coltellate con cui Filippo Turetta ha ucciso la sua ex, Giulia Cecchettin, con un’agonia durata almeno 20 minuti durante la quale la giovane ha avuto la consapevolezza di stare per morire, lottando invano contro il suo aguzzino, da cui aveva cercato invano di scappare.  Tre giorni fa, infatti, sono state rese note le 143 di motivazioni con cui i giudici della Corte d'Assise di Venezia hanno condannato all'ergastolo Filippo Turetta, reo confesso dell'omicidio della ex fidanzata, poi gettata in un dirupo in Friuli, l'11 novembre 2023, e scoperta per caso grazie al fiuto di un cane da ricerca.

In quelle pagine c’è scritto che l’agire di Turetta, con quelle 75 coltellate, non si può definire crudeltà, ossia "un modo per crudelmente infierire o per fare scempio della vittima", ma "conseguenza della inesperienza e della inabilità". Parole che seguono una logica giurisprudenziale pressoché ineccepibile ma che hanno indignato l’Italia intera. 

La 76esima coltellata

Come se solo un chirurgo o un cacciatore, potrebbero essere, per assurdo, condannati per crudeltà perché saprebbero come uccidere una persona senza doverla necessariamente colpire 75 volte col coltello, anche in volto, anziché limitarsi ad un paio di coltellate dirette al cuore.  Anche sapere che questo aspetto non influirà su un eventuale sconto di pena nei confronti di Turetta non ha calmato gli animi. 

Questa mattina, dunque, la manifestazione spontanea degli studenti del Calam di Lodi. Che, distribuitisi in un grande cerchio, hanno battuto le mani per 75 volte, in un arco di tempo di circa 3 minuti, a scandire i numeri di colpi con cui è stata uccisa Giulia Cecchettin. Per poi far seguire il silenzio sulla 76esima coltellata, quella ‘inferta’ dalla giurisprudenza che non riconosce nel massacro di un giovane corpo e nell’agonia della vittima la crudeltà: Turetta ha continuato a colpire Giulia perché lei non moriva, non in quanto sadico.

"Scandito il tempo delle 75 ferite”

”Abbiamo letto come tutti le ragioni della sentenza che non ci permettiamo di commentare, ma il femminicidio era stato particolarmente discusso a livello mediatico e noi abbiamo cercato di entrare nella notizia per farne una riflessione educativa – spiega Consuelo De Agostini, una delle docenti del Calam -. Abbiamo un buon numero di ragazze, è naturale doverne parlare. Per cui abbiamo riflettuto sul fatto che questo fatto non cambia la pena, ma quanto peso hanno le parole usate, ‘crudeltà’ e “inesperienza’? Per cui abbiamo avuto l’idea di scandire il tempo delle 75 ferite, quello di una furia omicida, da qualunque ‘cosa’ sia stata determinata, e i ragazzi, collaborando all’unisono, hanno potuto capire fino a che punto può arrivare questa devianza violenta. Prima abbiamo parlato coi ragazzi in palestra, poi in 20 minuti, gli stessi che sono serviti ad uccidere Giulia, siamo andati e tornati a piedi da scuola, facendo il flash mob in piazza. L’andata è stata più caotica, poi sentire il ‘peso’ di ciò che è accaduto, scandito col battere delle mani, avere lo striscione scritto di rosso, ha fatto effetto sui ragazzi ed il ritorno verso la scuola è stato molto più silenzioso. Abbiamo portato 7 classi, un centinaio di ragazzi, quelli che non erano impegnati nell’alternanza scuola lavoro, con una ventina di docenti”.