LAURA DE BENEDETTI
Cronaca

Fase 2, i baristi di Lodi: "Riaprire? Come partire da zero"

Viaggio tra i baristi con il solo servizio d’asporto: questo incasso non basta nemmeno per la luce

I bar possono solo effettuare l'asporto

Lodi, 7 maggio 2020 - «Nei giorni di mercato arrivavo a fare 300 o 400 tazze; martedì, quando ho potuto ricominciare a vendere caffè, anche se da asporto, nonostante i banchi alimentari qui di fronte, ne avrò fatti 50". Le parole di Vanessa Mannalà, che gestisce il bar panificio e pasticceria “Da Angy“, l’unico aperto in piazza della Vittoria, danno il senso della misura del Dpcm che consente la riapertura dei locali solo con servizi da asporto.

«Abbiamo tenuto chiuso per 2 mesi – aggiunge Mannalà, che gestisce con la famiglia anche due panetterie-pasticcerie, senza bar, in via Lodino, da 20 anni, e in corso Roma da 2 anni – Due settimane fa abbiamo riaperto con pane e focacce, da martedì anche coi caffè. È stato come ripartire da zero. La gente fatica a capire che deve consumare il caffè fuori, dove non è possibile posizionare neanche un tavolino d’appoggio. E pensare che le sere d’estate qui era pieno di giovani. Speriamo almeno di non dover pagare mille euro per i nostri 6 mq di plateatico. Intanto, sui 3 negozi, stiamo lavorando in 4: altri 7 dipendenti sono in Cig da 2 mesi e mezzo, anche se non hanno ancora preso un soldo. Noi come attività produttiva abbiamo avuto un unico bonus da 600 euro ma i macchinari previsti per la sanificazione, uno per negozio, costano mille euro; le colonne con dispenser del gel 100 euro l’una. Se poi, a giugno, dovessi mettere giù sedie e tavoli, i pannelli divisori di plastica costerebbero tra 50 e 100 euro l’uno. Non so se ci converrà".

"Avendo anche i tabacchi ho tenuto sempre aperto, dal 4 maggio siamo ripartiti coi caffè da asporto e sta andando abbastanza bene – afferma Mauro Morstabilini del Natalino Bar di via Marsala – Siamo uno dei pochi bar aperti e la gente, che conosce le regole, ha voglia di normalità e la bella stagione aiuta. Per ora facciamo gli orari degli uffici, fino alle 12.30 e poi dalle 14.30 alle 18.30".

"Siamo rimasti aperti per valori bollati e tabacchi e, tanto che eravamo qui, abbiamo aggiunto il bar da asporto ma con quest’incasso non ci pagheremmo neppure la luce – afferma Irma Nodari del Liberty in corso Umberto – Se può entrare una sola persona alla volta, perché non può consumare il caffè al banco? C’è gente anziana che fatica a mettere lo zucchero e bere il caffè in piedi in mezzo alla strada".

«Se il cliente vuole, metto io lo zucchero e mescolo, poi gli consegno caffè o cappuccio da asporto con o senza coperchio - spiega Andrea Chiappa dell’Ethos di corso Vittorio Emanuele – Preparo anche, su ordinazione, per chi esce dall’ufficio, panini da asporto e ho acquistato su Amazon dei contenitori con posate take away per le insalate. La chiusura è stata drammatica ma necessaria. A casa però mi annoiavo e, benché il lavoro sia ridotto a un terzo del solito, ho deciso di riaprire".