Coronavirus: riaprire pronto soccorso a Codogno? Tempi lunghi

Massimo Lombardo, direttore generale dell’Asst di Lodi: Per la riattivazione occorre prima reclutare personale che adesso non c’è

Massimo Lombardo, 55 anni è alla guida dell’Asst lodigiana da poco più di un anno

Massimo Lombardo, 55 anni è alla guida dell’Asst lodigiana da poco più di un anno

Lodi, 13 marzo 2020 - Da piccola azienda ospedaliera di appena 230mila abitanti a modello punto di riferimento per tutto il mondo. Nelle ultime tre settimane l’emergenza sanitaria legata al coronavirus ha letteralmente trasformato i presidi dell’Asst di Lodi. Dalla scoperta la sera del 20 febbraio del paziente 1, il 38enne ora in miglioramento all’ospedale San Matteo di Pavia, primo contagio del virus avvenuto direttamente in Italia, alla nascita di equipe ‘miste’ di medici e infermieri per gestire al meglio un maggior numero di pazienti ricoverati all’ospedale Maggiore di Lodi. A guidare i quattro presidi ospedalieri lodigiani nel momento più difficile della sua storia è Massimo Lombardo, direttore generale dell’Asst di Lodi da poco più di un anno.

Lombardo, come sta cambiando l’attività nei presidi lodigiani per far fronte all’emergenza coronavirus? "Abbiamo cambiato tutto. Il pronto soccorso ha nuovi percorsi dedicati. Nei reparti stiamo andando oltre i nostri limiti: la Rianimazione e la struttura Subintensiva sono passate rispettivamente da 7 a 19 letti, con l’obiettivo di arrivare a 20 letti entro il fine settimana, e da 6 a 18 letti. Per il nostro ospedale è uno sforzo fuori dal comune a fronte di una situazione di grande emergenza".

Quali sono le novità nella cura dei pazienti affetti da coronavirus? "Abbiamo preso i nostri reparti di degenza di Lodi e creato delle aree per curare i pazienti contagiati da coronavirus. Per ottimizzare l’attività abbiamo creato delle equipe miste composte da specialisti del nostro ospedale. Lo stesso viene fatto con gli infermieri. Così riusciamo a gestire bene una numerosità di pazienti non tipica del nostro territorio".

Come state cambiando gli altri presidi lodigiani? E sul pronto soccorso di Codogno sapete quando ci sarà la riapertura? "A Sant’Angelo Lodigiano stiamo creando aree di degenza per aggiungere altri posti letto. Nella Bassa abbiamo deciso di mettere insieme le forze del presidio di Casalpusterlengo e Codogno con lo scopo di essere più performanti e gestire al meglio le difficoltà già entro il fine settimana. Sul Ps di Codogno però non posso dare tempistiche precise. Stiamo reclutando personale nuovo che servirà a rimettere in sesto Codogno".

Il “modello Lodi“ nella diagnosi sta facendo scuola in tutto il mondo. Ne è orgoglioso? "Ogni giorno c’è una relazione stretta con gli altri ospedali lombardi. Questo è uno dei punti di forza del modello che sta interessando anche altri Paesi. Siamo in contatto con l’Università di Wuhan, in Cina. A Lodi stiamo facendo scuola. E’ la dimostrazione che nei nostri presidi abbiamo un personale altamente qualificato e disponibile".