Coronavirus, ospedale di Codogno: ecco com’è adesso

Dopo la serrata del 21 febbraio accorpate Chirurgia e Ortopedia. In Medicina posti letto per i positivi al virus. Tanti i reparti fantasma

Ospedale di Codogno

Ospedale di Codogno

Codogno (Lodi), 8 marzo 2020 -  Dalla mattina del 21 febbraio l’ospedale di Codogno è stato sostanzialmente chiuso. Ma all’interno medici, infermieri e altro personale specializzato continuano ad operare. I reparti che funzionano, seppur in forma ridotta, sono quelli di Ortopedia e Chirurgia che sono stati momentaneamente accorpati e quello di Medicina. Qui alcuni posti letto sono riservati ai pazienti risultati positivi. Negli altri posti vengono assistite persone che sono negative al “coronavirus“, ma hanno altre patologie e situazioni che rendono impossibile le dimissioni. In ausilio al personale di medicina sono stati spostati i colleghi assegnati in condizioni ordinarie alla Riabilitazione cardiologica, reparto attualmente chiuso.

Non funzionano adesso neppure i reparti di Rianimazione e il Pronto soccorso. Sospesa anche l’attività di tutti gli ambulatori. I laboratori operano a scartamento molto ridotto e effettuano sostanzialmente i controlli solo per le persone che devono affrontare terapie con anti-coagulanti e i cui valori del sangue devono essere costantemente monitorati. Inoltre il personale di questo servizio si occupa dei tamponi sia per la popolazione che per i dipendenti del nosocomio. Inizialmente i tamponi venivano mandati al Sacco di Milano e al San Matteo di Pavia. Dall’inizio della settimana appena terminata vengono inviati al centro trasfusionale di Lodi. Se il caso è urgente l’esito arriva entro 12 ore. Se non è urgente possono passare anche diversi giorni. La radiologia apre solo per le urgenze e sta effettuando quasi esclusivamente lastre ai polmoni. Inevitabile vista l’espansione del virus ancora in corso. Medici giovani di guardia medica hanno poi attivato un ambulatorio, nell’ex reparto di Pediatria, cui i pazienti possono accedere e ottenere radiografie. Le operazioni chirurgiche vengono effettuate solo se urgenti.

La geografia dei reparti è stata ridisegnata dopo che molti dipendenti, soprattutto quelli di Pronto soccorso si sono ammalati di coronavirus. Il personale, che all’inizio aveva più paura, ha sopportato in molti casi turni massacranti ed ora continua a non tirarsi indietro nella consapevolezza della sua “missione“ opera con guanti, mascherine, sovracamici e sovrascarpe. Prende tutte le precauzioni. Tutti sono stati sottoposti al tampone. Se risultati positivi sono stati lasciati a casa. Se negativi vanno al lavoro. Il tampone a loro non viene effettuato quotidianamente, ma solo in presenza di sintomi sospetti: febbre, tosse, raffreddore e malessere. Tutti i reparti che erano funzionanti al 21 febbraio scorso sono stati sanificati. E in teoria potrebbero tornare ad accogliere pazienti senza rischi. La richiesta di avere presidi sanitari pienamente operativi in zona rossa era stata avanzata nei giorni scorsi anche dal sindaco di Castiglione d’Adda Costantino Pesatori.