Coronavirus, così funziona la prima guardia medica diurna

A Codogno aperta sette giorni su sette dalle 8 alle 20. La specializzanda Giulia Frontori: contatti costanti coi medici di base

A destra Giulia Frontori, 28 anni, specializzanda in Medicina generale

A destra Giulia Frontori, 28 anni, specializzanda in Medicina generale

Codogno, 17 marzo 2020È la prima guardia medica diurna del territorio. A Codogno, primo epicentro dell’emergenza coronavirus in Italia, è attivo dal 27 febbraio un ambulatorio speciale per la diagnosi di coronavirus e non solo. Dalle 8 alle 20, sette giorni su sette, l’ambulatorio che si trova all’interno dell’ospedale di viale Marconi è aperto e accessibile solo su prenotazione o segnalazione dei medici di base. A guidare la squadra, composta da sei giovani medici (all’inizio erano tre) è la codognese Giulia Frontori, 28 anni, specializzanda in Medicina generale, guardia medica da un anno, che dal primo giorno dell’emergenza, che all’inizio ha colpito soprattutto i comuni dell’ex zona rossa, è in prima linea.

Dottoressa Frontori, come è nato il progetto della guardia medica diurna? "L’ambulatorio è nato dopo una telefonata con Marcello Natali, il medico di base di Codogno che ha gestito le prime ore emergenziali dopo la scoperta del focolaio nel Basso Lodigiano. Siamo partiti come aiuto ai medici di base che erano in gran parte in quarantena. Oggi, con due medici per turno, ci occupiamo anche di diagnosi per chi presenta sintomi sospetti di Covid-19 e anche altri servizi di guardia medica ‘normale’ come ricette e prescrizioni mediche".

Come funziona la vostra attività? "I cittadini possono accedere all’ambulatorio attraverso prenotazione o attraverso la segnalazione che ci arriva dal loro medico di base. Riusciamo da qualche settimana a garantire un servizio completo. Grazie alla possibilità di effettuare esami come emogasanalisi arteriosa e radiografia al torace. Così possiamo fare una prima diagnosi e decidere se inviare il paziente in ospedale per il tampone".

I casi di coronavirus almeno nell’ex zona rossa sembrano in attenuazione. Dal ‘campo’ conferma questa sensazione? "Diciamo che rispetto all’inizio di questo progetto i contagiati sembrano in diminuzione. I primi giorni sono stati molto complicati perché ogni giorno dovevamo fare partire per l’ospedale di Lodi tante ambulanze con casi sospetti di Covid 19. Oggi il flusso è un po’ rallentato, ma non possiamo abbassare la guardia ora. Bisogna andare avanti con misure rigide di prevenzione partendo dall’isolamento domiciliare".

Quando si concluderà il progetto? "È un sistema importante per il territorio e che per il momento andrà avanti. Stiamo facendo turni costanti e ogni settimana aggiorniamo il piano. Bisognerà riparlarne con l’Asst di Lodi e poi vedremo. Per ora restiamo un punto di riferimento. Ci interfacciamo coi medici di base: se hanno un dubbio si rivolgono a noi".