Coronavirus, isolato a Codogno: "E' finito anche il pane"

Il cronista di Qn-Il Giorno vive nel paese in quarantena. "La gente fa scorta di cibo. Strade deserte, il silenzio è rotto solo dalle ambulanze"

Scorte di pane finite

Scorte di pane finite

Codogno (Lodi), 23 febbraio 2020 - Il suono delle sirene di qualche ambulanza che corre non si sa verso dove squarcia di tanto in tanto il silenzio irreale che ammanta Codogno. Sono le 8.30 di sabato 22 febbraio 2020, primo giorno completo di blindatura per Codogno, epicentro dell’emergenza coronavirus, e altri nove Comuni del Basso Lodigiano e anche io, giornalista del Quotidiano Nazionale-Il Giorno che a Codogno sono nato e abito, mi ritrovo nel pieno della zona rossa d’Italia. Il traffico e il rumore di fondo delle auto che tradizionalmente affollano la circonvallazione è pressoché annullato. Tutti sono rintanati in casa, alle prese con la paura e le incertezze.

Mi affaccio alla finestra e vedo passare veicoli con contagocce, proprio nel tratto in cui in condizioni normali se ne possono contare anche quasi duecento in un minuto. Il sole illumina la città: sarebbe una bella giornata di fine febbraio se non si dovesse fare i conti con una maledetta malattia. Entrata come un ladro nel corpo di un 38enne che seppur non conosci direttamente, magari ha avuto contatti con qualche tuo amico, familiare e conoscente. È questo il pensiero dominante qui in città. L’ordinanza della Regione Lombardia mi impone di stare il più possibile in casa: "Potreste venire contagiati oppure a vostra volta contagiare". Ma la voglia di andare a vedere cosa succede là fuori vince. E poi dovrei anche andare a comprare almeno il pane e altre due cose. Mi preparo ed esco. Qualche passo rapido in strada e mi infilo in auto.

Nella via nessuna anima viva. Mi avvicino a un primo supermercato e noto il parcheggio libero di auto, allungo gli occhi e ho la conferma: è chiuso. Proseguo e raggiungo altri due hard discount che si trovano a breve distanza l’uno dall’altro. "Di solito loro sono sempre aperti", penso. E invece no. Saracinesche abbassate sia per il primo che per il secondo. A questo punto qualche dubbio inizia a sorgere. "Niente spesa oggi. Ma per i prossimi giorni come si fa? Mica ci avevano avvertito di prepararci le scorte in casa", continuo a pensare. Il mio viaggio continua e incrocio una ciclista che indossa una mascherina sulla bocca e un pedone che porta a spasso il cane. Nessun altro a piedi. La mascherina la indossa anche chi è in auto. Decido di fare tappa alla stazione ferroviaria. Venerdì sera è stato deciso che nessun treno fermerà a Codogno, Maleo e Casalpusterlengo. Parcheggio ed entro.

La sala d’attesa è vuota, sui tabelloni sono indicati convogli che in realtà mai accoglieranno passeggeri lì e le banchine dei binari sono deserte. Mentre una radio in sottofondo diffonde una canzone di Claudio Baglioni, la voce automatica avverte: treno in transito sul terzo binario, allontanarsi dalla linea gialla. Peccato che nel raggio di duecento metri da quella linea gialla non c’è nessuno. In uno scenario surreale ecco un assembramento di persone. Sono tre e man mano che mi avvicino capisco: sono davanti a una panetteria. C’è vita. Un’altra signora esce col sacchetto e le michette. E l’unico punto vendita che noto aperto in via Roma, la strada regina dello shopping cittadino. Mi sposto in un altro quartiere. Edicola aperta, con a fianco macelleria e salumeria. Qui mi posso fermare a comprare qualcosa. Davanti all’edicola un altro piccolo capannello: tre persone a colloquio e altri clienti che entrano ed escono. Anche nelle altre due botteghe c’è un discreto via vai di persone a caccia di approvvigionamenti. E all’interno si parla solo della paura del contagio: né calcio né politica.

La preoccupazione è il sentimento dominante. "Ieri (venerdì pomeriggio, ndr ) – riferiscono i fratelli Gaeta titolari della salumeria – abbiamo avuto molti più clienti che una volta, hanno fatto scorta". Torno in centro a caccia del pane. Qui non lo vendevano. Entro in una prima panetteria e mi dicono: "Non ce ne è più". Allora provo in un’altra, ma anche qui è già tutto esaurito. Sono le 11. La notizia della seconda vittima italiana, la donna di Casalpusterlengo, che era stata ricoverata all’ospedale di Codogno, però si sparge velocemente e così dalle 12 in avanti ci si torna a ritirare tra le mura di casa. Inizia un coprifuoco che prosegue per tutto il pomeriggio e fino a sera.