Capannoni ex Necchi. Archeologia industriale da salvaguardare: "Non bisogna demolirli"

L’appello del pesidente dell’associazione Il Bel San Michele sulle strutture in cemento armato realizzate da Marco Zanuso "Sono una testimonianza importante: si possono rimepire di valori".

Un Sos per salvare un pezzo del passato industriale di Pavia. A lanciarlo è Vittorio Vaccari (nella foto), presidente dell’associazione Il Bel San Michele, che chiede di non demolire i capannoni ex Necchi realizzati da Marco Zanuso. "Sono una significativa e importante espressione di archeologia industriale: quando la Necchi era operativa, venivano attentamente curati. Vorrei sapere chi non ha detto nulla e chi ne ha autorizzato la demolizione". Passando da viale Brambilla, in direzione Milano, si vedono i capannoni in cemento armato, con ampi spazi coperti e ridottissima presenza di colonne. "Sono opera di Marco Zanuso – ha aggiunto Vaccari –, che nel 1954 ha realizzato una struttura in cemento armato con copertura autoportante. Era un sistema all’avanguardia e la Necchi, che nei capannoni aveva collocato prima gli uffici, poi le macchine da cucire e infine i compressori ermetici di frigoriferi, se ne prendeva periodicamente cura".

Al posto di quelle costruzioni, sull’area di 112mila metri quadrati acquistata da privati sorgerà il quartiere Supernova, come si chiamava la macchina da cucire vincitrice del Compasso d’oro, che nasceva in quella fabbrica per fare il giro del mondo. "Anche Zanuso ha vinto diversi premi – ha aggiunto Vaccari –. Negli anni ‘50 c’era la ricerca del bello pure nel settore industriale. Si tratta di capire se vogliamo cancellare quelle testimonianze o riempirle di valori. Quei capannoni sono una testimonianza di archeologia industriale, perché non possono richiedere attenzione e vincolo, come a Milano per lo stadio di San Siro?".

In viale Repubblica, dove una volta lavoravano circa 7.000 pavesi, dovrebbe nascere un mix funzionale. Intanto proseguono le demolizioni e la bonifica che genereranno oltre 100mila metri cubi di materiali che, grazie al processo di economia circolare previsto, potranno essere recuperati e riutilizzati.