Assalto al portavalori sull'A1: primo, resistere. Come nei bunker

La ricostruzione dell’azienda che trasporta beni preziosi e milioni di euro: "I nostri operatori sanno come comportarsi. Nei mezzi sono al sicuro"

Marco Meletti, direttore della comunicazione del Gruppo Battistolli

Marco Meletti, direttore della comunicazione del Gruppo Battistolli

San Zenone (Lodi), 30 gennaio 2020 - Marco Meletti, direttore della comunicazione del Gruppo Battistolli, racconta l’assalto armato al portavalori avvenuto tra Lodigiano e Sud Milano. Un agguato teso lungo l’autostrada del sole, all’altezza di San Zenone e in piena notte. «Sappiamo che facendo questo mestiere il rischio è sempre dietro l’angolo. Tra l’altro – precisa – il nostro gruppo è l’unico in Italia autorizzato a effettuare trasporto in autostrada in orario notturno e questo ci mette nel mirino di organizzazioni criminali efferate come quella che ha agito martedì notte». La dinamica – spiega Meletti ricostruendo l’attacco – «è consolidata, quindi dico grazie agli operatori in loco e ai formatori che sono stati in grado di formarli al meglio. Loro e il carico si sono salvati».

Sui mezzi blindati «trasportiamo beni di clienti, banche, grandi distribuzione, tutte le notti 365 giorni l’anno. Era a questo a cui puntava il commando composto da circa venti persone, suddivise tra chi ha dato fuoco a una barriera di macchine nei due sensi dell’autostrada e sulla viabilità ordinaria a Lodi Vecchio, qualche chilometro dopo». Un attimo di pausa, doveroso, per trovare la forza di proseguire il racconto. «Eravamo partiti da Milano. C’è stato un rallentamento anomalo causato da un tir e due auto. Avevamo un convoglio composto da staffetta, furgone trasporto valori e un’altra pattuglia. La staffetta non ha pensato subito a una rapina, ma comunque, da prassi, ci sono modalità di reazione immediata. Di notte infatti raramente ci sono rallentamenti. E quindi, sempre in collegamento radio tra i tre mezzi e con la centrale, la staffetta ha accelerato, ha superato il tir, insieme al furgone. È stato in questo momento che il tir ha cercato di tamponare, riuscendoci e facendogli esplodere uno pneumatico. Poche centinaia di metri dopo gli operatori si sono infilati in autogrill dove c’era una pattuglia della stradale.

La barriera di fuoco quindi non è riuscita a fermarli e nemmeno il mezzo pesante. Va riconosciuto un plauso a questi professionisti della sicurezza di un gruppo che esiste da 61 anni, leader in Italia. Utilizzano furgoni, tra l’altro, molto tecnologici, sempre in contatto con la sala operativa e con satellitare. Ma il fattore umano è la discriminante tra un assalto che funziona e uno che non funziona». Secondo Meletti non ci sono «spie». Nessuna soffiata sui movimenti del gruppo e questo benché nel 2014, sempre nel tratto lodigiano dell’Autostrada del sole, tra Lodi e Casalpusterlengo, ci sia stato un precedente agguato molto simile. «Siamo gli unici che fanno questo trasporto di notte, non c’è bisogno di sospettare che esista una gola profonda – rassicura –. I mezzi sono riconoscibili, qualsiasi malvivente ci troverebbe facilmente». Quanto al protocollo, gli operatori sono tenuti a osservare regole precise in circostanze simili.

«L’importante è proteggere il carico dei clienti con furgoni blindati che sono sicuri anche se si sparano colpi di kalashnikov, l’arma più potente che usano questi rapinatori. E i nostri operatori sanno che non devono aprire lo scrigno per niente al mondo. Finché stanno all’interno sono al sicuro e il furgone può essere bloccato anche da remoto dalla centrale». Il valore del contenuto è top secret: «Non comunichiamo l’importo esatto di quanto trasportato perché per noi, anche se si fosse trattato di pochi soldi, erano comunque di un nostro cliente e quindi molto importanti e da proteggere – sottolinea Meletto –. Ciò che conta in questo lavoro è garantire un servizio di fiducia, preciso e di grande qualità. Solo in questo modo le persone sanno di potersi affidare con sicurezza»