Lodi, addio all'Archivio storico comunale: la rabbia dei volontari

Contestata la decisione di chiuderlo

Italo Colombo, Vincenzo Dossena, Eleonora Gaboardi

Italo Colombo, Vincenzo Dossena, Eleonora Gaboardi

Lodi, 13 aprile 2019 - «Il nostro tentativo di tenere aperto l’Archivio storico comunale, mettendo a disposizione due giovani archiviste, è naufragato dopo solo 4 mesi. Il Comune parla di problemi di sicurezza, ma quasi nessun archivio in Italia è a norma e finora, per altre strutture (teatro alle Vigne, PalaCastellotti, scuole, ndr) si è agito in deroga: ci voleva un po’ di coraggio». Vincenzo Dossena, presidente di ArchiviAmo (una quarantina gli associati) che dal 2011 affianca Comune e Biblioteca in iniziative culturali che hanno coinvolto città e scuole, ricorda che, prima ancora dei problemi relativi a impianti non a norma – messi di recente a verbale e per i quali il vicesindaco Lorenzo Maggi ha annunciato la chiusura dello stabile da lunedì –, l’Archivio era già stato chiuso per mancanza di personale tra settembre e novembre.

Proprio allora ArchiviAmo aveva firmato una convenzione garantendo l’apertura con le archiviste, Eleonora Gaboardi e Alice Ledronio, il lunedì e il mercoledì dalle 9 alle 17, fino al prossimo luglio. Ma lunedì scorso è stata comunicata la chiusura: «Per noi il progetto, da 10mila euro, aveva anche il valore aggiunto di creare un vivaio di giovani archivisti – prosegue Dossena –. Continueremo a pagare le due laureate che, per questo, avevano tralasciato altri potenziali lavori». Maggi ha accusato i suoi predecessori di non aver investito nell’Archivio: «È vero – afferma Dossena – però, indipendetemente dal colore, Lega compresa, avevano consentito finora di lavorare. La situazione viene descritta come catastrofica, noi eravamo disposti a collaborare anche finanziariamente, ma non ci è mai stato detto come si poteva intervenire. Anzi, abbiamo trovato subito ‘resistenza’, soprattutto a livello burocratico, al nostro ‘esperimento’». «All’Archivio, per accedere agli atti, si sono iscritte in media 250-300 persone all’anno: l’ultima mercoledì. Una decina gli utenti al giorno – spiega Gaboardi –. E ho dovuto dire a un musicologo americano che non poteva venire a fare ricerche, perché l’Archivio chiude».