Allerta Peste suina: "Noi preoccupatissimi. Dobbiamo proteggere oltre 370mila maiali"

Pierluigi Madonini è titolare di un allevamento a Zelo Buon Persico: "Abbiamo adottato tutte le misure indicate per evitare che il virus entri". In provincia di Lodi sono 165 gli allevamenti col fiato sospeso.

Allerta Peste suina: "Noi preoccupatissimi. Dobbiamo proteggere oltre 370mila maiali"

Allerta Peste suina: "Noi preoccupatissimi. Dobbiamo proteggere oltre 370mila maiali"

C’è molta preoccupazione tra gli allevatori per la pesta suina africana (PSA). Timori che, per gli operatori lodigiani del settore si protraggono da due anni, ("dal novembre 2022 per essere precisi quando sono stati registrati i primi casi di positività nella provincia di Alessandria, a Ovada, e poi nel Pavese"), ma che adesso stanno diventando più pressanti dopo le recenti scoperte di carcasse di cinghiali infette nel vicinissimo Piacentino. Il virus particolarmente infettivo per i maiali, rende necessario l’abbattimento dei capi, con gravi conseguenze economiche per gli allevatori. I vettori principali della malattia sono i cinghiali selvatici che si intrufolano negli allevamenti. Pierluigi Madonini, presidente della sezione suini di Confragricultura Milano, Monza e Brianza e Lodi, oltre che proprietario lui stesso per un’azienda agricola a Zelo Buon Persico, della sua famiglia da tre generazioni, in cui allevano bovini e suini, testimonia che "vedere la zona di restrizione da noi mi preoccupa. È un grande rischio per una provincia importante come quella di Lodi, che conta 165 allevamenti per circa 374mila suini, e in regione è al quarto posto dopo Brescia, Mantova e Cremona. I nostri prodotti sono d’élite, vengono poi usati per salumi come il San Daniele e il Prosciutto di Parma. Noi, nella nostra azienda, abbiamo adottato tutte le precauzioni che i decreti regionali per la biosicurezza hanno specificato. Abbiamo creato la zona filtro, messo le recinzioni per non far entrare i cinghiali, previsto zone di disinfezione, stilato dei registri di entrata e altro".

Sull’allarme crescente nel territorio, venerdì si è tenuto un incontro in Provincia. "È stato molto utile – dice Madonini – è stato giusto farlo ora che è stato trovato un caso nel Piacentino, anche se io l’avrei fatto anche un anno fa. Oggi siamo un po’ in ritardo, avremmo potuto organizzare delle battute di caccia nei mesi passati. Certo il Lodigiano non conta molti cinghiali, però saremmo stati più al riparo". Madonini precisa poi come la preoccupazione è generalizzata tra gli allevatori, specialmente perché a livello nazionale il settore porta un indotto di 15 miliardi di euro, portando lavoro anche per affumicatori, macelli e altre parti della filiera. Un altro problema che la PSA porta è l’abbassamento dei prezzi per la vendita dei suini, con rischio di speculazione e lucri. "Ho assistito la settimana scorsa a casi di allevatori che hanno venduto capi a 1,50 euro al chilo, quando la normalità è di 2 euro, quindi se prima da un maiale di 400 chili si guadagnavano 800 euro circa, ora si scende fino a 600. Un deprezzamento importante e ingiustificato perché fatto su animali in perfetta salute. Ci tengo ad aggiungere che noi di Confragricultura siamo presenti per collaborare, aiutare: diamo la massima disponibilità per chiunque".

Nel Lodigiano ancora non sono stati registrati casi di PSA, la Polizia Locale della Provincia sta aumentando ulteriormente i controlli sui cinghiali, agendo tempestivamente in caso di ritrovamenti di carcasse, poiché la malattia rimane per lungo tempo anche nel cadavere. La peste suina africana non è pericolosa per l’uomo. I prodotti lavorati dovrebbero esser buttati se si scoprisse che l’allevamento di provenienza era infetto.