A Codogno infermieri allo stremo

Il virus circola nel reparto di Medicina che doveva essere “free“. "Siamo mandati in trincea senza tutele"

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di Carlo D’Elia

"Siamo stufi di lavorare così, siamo come in trincea e senza tutele". Il duro sfogo è di un infermiere dell’ospedale di Codogno che lavora in Medicina, il reparto Covid free, che da qualche settimana sta registrando casi di positività sia tra i pazienti che tra il personale. E proprio nel primo ospedale in Italia ad essere chiuso per Covid è tornata ora la paura dei contagi. A distanza di quasi dieci mesi, in quella che è stata la struttura dove il 20 febbraio è stato scoperto il paziente 1, il 30enne Mattia Maestri, il Covid è tornato a diffondersi: al momento sarebbero 15 i casi positivi in totale nel reparto di Medicina, tra pazienti e personale sanitario. I pazienti sono persone ricoverate dopo una visita al Pronto soccorso e per le quali era stato deciso il trattenimento in ospedale per altri problemi ed in assenza di sintomatologia legata al Covid. La scoperta della positività è arrivata grazie al lavoro dell’Asst di Lodi dopo qualche giorno di degenza con gli altri pazienti. Ieri mattina l’ultimo caso di un paziente scoperto positivo poche ore prima di essere dimesso. "Siamo stufi di lavorare così, non siamo tutelati - si sfoga l’infermiere –. Qui il reparto non lo chiudono e non ci disinfettano. Ci sono pazienti che ancora oggi sono in camera doppia. E’ assurdo. Questo è non avere considerazione del nostro lavoro. Siamo mandati in trincea".

In mertio a questi nuovi episodi il sindcalista Fisi Gianfranco Bignamini, che da mesi è in prima linea per tutelare i lavoratori dell’ospedale di Codogno, ha presentato ieri l’ennesima denuncia in procura a Lodi. "Chiedo più tutele per il personale da parte dell’Azienda - dichiara Bignamini –. Chi lavora nell’ospedale di Codogno è stanchissimo. Parliamo di personale molto stanco e demotivato dalla cattiva gestione. Molti di loro hanno paura. Anche tanti pazienti premono per essere dimessi il prima possibile dall’ospedale perché hanno paura di infettarsi". A questo si aggiungono le gravi carenze di personale che da tempo stanno colpendo soprattutto il presidio ospedaliero del Basso Lodigiano. Dalla settimana scorsa, su 34 posti letto in Medicina e Chirurgia all’ospedale di Codogno, sono una decina gli infermieri rimasti a disposizione. Le difficoltà sono soprattutto per chi deve organizzare i tre turni. "Non è una situazione normale quella che i lavoratori stanno vivendo a Codogno - sottolinea ancora il sindacalista Fisi –. Il personale sanitario è allo stremo: si continua a lavorare sotto organico, con infermieri e medici che smontano dal turno di notte e altri che sono pronti a fare il doppio turno di servizio per dare una mano e provare a tappare i buchi. Sono persone eccezionali che meritano però un coordinamento dall’Azienda più corretto". Secondo quanto raccolto dalla sigla sindacale, dei medici e infermieri militari già in servizio a Lodi provenienti da COM Milano, ai quali nei giorni scorsi si sono aggiunti altri 5 medici e 8 infermieri arrivati dal Celio di Roma, per un totale di 13 medici e 16 infermieri, al momento non si sarebbe visto ancora nessuno a Codogno. "È una situazione vergognosa - conclude Bignamini -. E nessuno finora ha preso provvedimenti. Gli infermieri di Codogno sono esausti".