Non solo Lombardia, l'Italia si tinge di rosso: "Verosimile un altro lockdown esteso"

Altre cinque regioni in semi-lockdown. Ma si profila un'ulteriore stretta anti-virus. L'infettivologo del Sacco Massimo Galli: "Per convivere con Covid bisogna prendere decisioni anche impopolari"

Emergenza Covid

Emergenza Covid

Milano, 10 novembre 2020 - Continua a essere allarmante il quadro della diffusione di Covid-19 in Italia. La Lombardia resta la regione più colpita, con 4.777 contagi giornalieri (dato in calo ma con un minor numero di tamponi rispetto al giorno precedente). Le situazioni più critiche a livello regionale si registrano nella Città Metropolitana (quasi metà dei casi di ieri sono riconducibili alla provincia di Milano), in Brianza, a Varese e Como. Tutte aree che erano in parte state risparmiate dagli effetti più drammatici della prima ondata. Ma la corsa del virus preoccupa anche a livello nazionale. Ieri cinque regioni sono passate dalla zona gialla a quella arancione, mentre la provincia di Bolzano è diventata rossa. Non solo. Un approfondimento è atteso a breve sulla Campania, che potrebbe seguire la Lombardia ed entare nella fascia rossa, quella con il livello di rischio più alto. Secondo Massimo Galli, infettivologo dell'ospedale Sacco-università Statale di Milano "ormai è verosimile un altro lockdown esteso".

"Dopo toccherà riprendere e lo dovremmo poter fare senza ricadere nei problemi che abbiamo vissuto. Tra le ricadute possibili, che non riguardano la malattia da coronavirus, una che non ci possiamo permettere è il depotenziamento della ricerca, altrimenti pagheremo un prezzo altissimo" spiega in occasione dell'evento online 'I love scienza: una maratona della scienza' organizzato dalla Fondazione De Sanctis in occasione della Giornata mondiale della scienza promossa dall'Unesco.  Per Galli pesa su quanto sta accadendo in Italia "l'uso politico della pandemia da parte di una politica spicciola, litigiosa quasi da cortile - ha avvertito Galli - e poi pesa il fatto il che la sanità è in capo delle Regioni, con un palleggiamento di responsabilità tra centro e periferie. Su certe decisioni molti tendono a procrastinare e a equivocare sui chi deve prenderle, e questo non è andato bene soprattutto la scorsa estate".

"Quando si riaprirà - prosegue - sia nelle zone rosse che in quelle gialle, se non si è capaci di programmare la coesistenza con questo virus saremo sempre nella stessa situazione".  "Anche se ottenessimo il massimo del risultato con le chiusure - avverte infatti lo scienziato - non avremo mai la possibilità di togliere del tutto la circolazione del virus. Non siamo soli nel mondo, la pandemia riguarda tutte le nazioni".  "Dobbiamo imparare a convivere con il virus - conclude - e ciò significa prendere scelte politiche che hanno margini elevati di impopolarità. Ma per questo servirebbe una sanità non frammentata tra 20 e più decisori politici".