Calzature, la crisi picchia duro: chiuse 42 aziende

Giovanna Ceolini ( Assocalzaturifici): "Bene il Micam in digitale , ma le fiere in presenza sono vitali per gli affari"

Giovanna Ceolini ( Assocalzaturifici)

Giovanna Ceolini ( Assocalzaturifici)

Parabiago (Milano) - La pandemia ha avuto dure ripercussioni sull’industria calzaturiera della Lombardia con una flessione a doppia cifra in tutte le principali variabili. Il numero di imprese (tra calzaturifici e produttori di parti) è diminuito di 42 unità, per un totale di 545 addetti in meno. Sul fronte dell’export nel 2020 c’è stata una flessione del -17,7% in valore sul 2019. Le prime cinque destinazioni dell’export lombardo sono Francia (-14,5%), Usa (-28,3%), Corea del Sud (+38,1%), Hong Kong (-23,8%) e Germania (-3,5%): insieme questi paesi coprono il 51% del totale regionale.

Al vicepresidente nazionale di Assocalzaturifici, Giovanna Ceolini, imprenditrice di Parabiago, abbiamo chiesto come il distretto calzaturiero lombardo affronti le conseguenze dall’emergenza sanitaria. "La pandemia ha colpito duro il comparto – ha risposto – La prima fase è stata critica in quanto le aziende erano ferme, poi c’è stata una ripartenza, ma sia per gli stock invenduti, sia per un calo deciso degli acquisti, le criticità non sono state risolte affatto. Confidiamo in una ripresa dello shopping e in una riapertura dei confini. E aspettiamo sostegni concreti dal governo, sia in termini economici che fiscali: Il nostro comparto è un volano fondamentale per il Made in Italy ". La partecipazione alle fiere è vitale per il settore ed oggi è possibile solo in forma digitale. "La nuova formula di Micam che punta al digitale è importante – commenta Giovanna Ceolini – perché permette di continuare l’interazione con i buyers internazionali. Ma il futuro non può limitarsi al virtuale. Per il nostro settore le manifestazioni in presenza sono imprescindibili perché rappresentano un’occasione insostituibile di business. Il prodotto si deve vedere e toccare con mano".