Confartigianato: "Dopo il virus aziende pronte a cambiare marcia"

Dall’osservatorio di Confartigianato arrivano dalle piccole imprese tanto dati di fatturati in calo quanto la voglia di ripartire e di rivolgersi anche a nuovi mercati

Piccole imprese

Piccole imprese

Legnano (Milano), 12 giugno 2020 - Un crollo del fatturato: -62,2% nel mese di aprile e -47,9% a maggio. È il dato più significativo emerso dall’indagine compiuta dall’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia sulle medie e piccole imprese del Milanese. Al di là dei freddi numeri, la sensazione generale è che l’entusiasmo per le riaperture e per la fase 2 sia andata progressivamente scemando in queste settimane. Lo ha spiegato il segretario di Confartigianato Altomilanese, Giacomo Rossini, che ha fatto il punto sulla situazione dell’artigianato nel territorio: "La sensazione è che il momento della verità per capire i danni causati dal lockdown sarà l’autunno, cioè il medio periodo. Progressivamente si sta capendo che non si ripartirà dallo stesso punto nel quale ci eravamo fermati". Basta qualche cifra a metterlo in luce: per quasi il 66% degli artigiani-piccoli imprenditori il principale problema del post lockdown è stata l’assenza di nuovi ordini; mentre il 64% ha lamentato la mancanza di liquidità. A questo proposito Rossini ha ricordato che "nell’ultimo decreto del Governo ci sono interventi a fondo perduto ma difficilmente questi risolveranno i problemi".

Un’altra questione da non ignorare è quel 50,2% di aziende che sta facendo i conti con il mancato pagamento dei prodotti già venduti o dei servizi già resi. Sul territorio, tra i settori che hanno patito di più la crisi, ci sono la moda, il fieristico e il turistico: "La stagione della moda è saltata. In particolare per quanto riguarda il calzaturiero l’indotto è fermo; dalle grandi firme non arrivano ordini e riesce ad andare avanti solo chi fa tutto da sé, perché le imprese che rientrano nella filiera sono davvero in difficoltà. Per non parlare di fiere e turismo con tutto il loro indotto; non dimentichiamo che dietro ci sono allestitori, catering, manutentori. E poi taxi, noleggio bus, lavanderie industriali, bar, ristoranti e tutta la filiera legata a Malpensa e Milano, i due poli che stanno intorno a noi". L’incertezza è tanta. A causa sia del mercato sia delle incognite sull’andamento dell’epidemia.

La metà degli artigiani non sa in quanto tempo si potrebbe recuperare un fatturato uguale a quello del periodo pre-covid, mentre il 30% circa stima almeno un anno. Nel frattempo procedure e burocrazia non aiutano. Basti pensare che 6 aziende su 10 hanno dichiarato la difficoltà nel reperire i dispositivi per lavorare in sicurezza alla partenza della fase 2.

Esiste qualche dato in grado di dare un po’ di speranza? Sì, da sempre uno dei punti di forza delle piccole e medie imprese è la capacità di adattarsi. Secondo l’osservatorio di Confartigianato il 60% degli intervistati ha intenzione di apportare dei cambiamenti per rilanciarsi, soprattutto nuovi canali di vendita, una svolta nell’organizzazione interna e l’ampliamento del numero dei committenti. Non solo. Il lockdown ha costretto tanti a ingranare la quarta sul fronte del digitale: il 57,8% ha attivato, migliorato o intensificato l’uso delle nuove tecnologie; in particolare 1 su 2 ha potenziato la parte dei social network. "Tengo a sottolineare il dato sull’impegno sociale delle medie e piccole imprese – ha aggiunto Rossini -. Tre su dieci hanno svolto azioni in favore delle fasce più deboli o donato qualcosa. In tutto questo noto con piacere che Confartigianato è stata un punto di riferimento per associati e non solo. L’84% si è rivolta a noi per aiuto e supporto, anche nel capire come muoversi e nel districarsi tra i decreti e la burocrazia".