Sorelle Agrati morte nell'incendio in casa, la Procura: "Ergastolo al fratello"

Presentato il ricorso contro lo sconto di pena a Giuseppe Agrati, accusato di aver innescato il rogo nell'abitazione di Cerro Maggiore

Carla Agrati, una delle due sorelle morte nel rogo

Carla Agrati, una delle due sorelle morte nel rogo

Cerro Maggiore (Milano) - La Procura generale presenta il ricorso contro lo sconto di pena a Giuseppe Agrati e chiede che il Tribunale di Milano confermi la sentenza di primo grado. Sulla morte delle sorelle Agrati a Cerro Maggiore ci sono ulteriori novità che si sommano a tutta la trafila legale che ha portato alla condanna a 25 anni di carcere a causa del mancato riconoscimento della premeditazione nel secondo grado di giudizio.

Adesso la Procura generale della Repubblica di Milano, ovvero l’accusa, ha presentato ricorso in Cassazione chiedendo di nuovo l’ergastolo per il fratello delle vittime considerato la mente del duplice omicidio. A breve si saprà quando la questione sarà nuovamente trattata in tribunale e l’esito definitivo su una vicenda che si trascina dall’aprile del 2015. Era la notte del 13 aprile quando scoppiò il terribile rogo in via Roma, nell’appartamento dove poi morirono le sorelle Carla e Maria. Il 21 dicembre 2021 Giuseppe Agrati fu condannato in primo grado all’ergastolo con isolamento diurno per 9 mesi. A decidere la sua sorte fu il tribunale di Busto Arsizio. Lo scorso mese di settembre, in secondo grado, il tribunale di Milano lo condannò a 25 anni cancellando di fatto l’ergastolo e quindi la premeditazione nell’aver innescato l’incendio.

Ad Agrati, unico imputato, era stata tolta la premeditazione e furono anche concesse le attenuanti generiche. Fra libertà anticipata e misura alternativa alla detenzione, Agrati potrebbe uscire in semilibertà tra 8 anni. Per questo motivo oggi il ricorso in Cassazione potrebbe cambiare totalmente il destino dell’uomo, detenuto da tempo nel carcere di Busto Arsizio. La sentenza di secondo grado fu accettata positivamente anche dagli avvocati di Agrati che hanno sempre dichiarato l’innocenza del loro assistito: "Siamo rimasti soddisfatti della sentenza che incrina quella di primo grado. E’ stata esclusa le premeditazione e questo apre un vespaio: come ha fatto Agrati a mettere in atto un piano così complesso? Noi ci aspettavamo l’assoluzione".