
Avrebbe aiutato a far risultare figli biologici della vittima i gemelli della mantide
PARABIAGO (Milano) È un processo che continua a svelare risvolti inquietanti quello per l’omicidio di Fabio Ravasio, l’imprenditore ucciso nell’agosto scorso in un finto incidente stradale che si sta rivelando un’esecuzione premeditata. Lunedì, in Corte d’Assise a Busto Arsizio, l’ultima udienza ha aggiunto un nuovo tassello, forse il più grave: il coinvolgimento di un dipendente del Comune di Parabiago, che avrebbe collaborato – consapevolmente – al piano per truccare l’eredità. Dietro la morte di Ravasio, infatti, si cela molto più di un delitto passionale o di un regolamento di conti: c’è un progetto costruito attorno al denaro. Un’eredità da oltre venti milioni di euro, che – secondo l’accusa – Adilma Pereira (nella foto), compagna della vittima, avrebbe voluto accaparrarsi con ogni mezzo, anche quello dell’inganno istituzionale. Proprio su questo punto si concentra ora una nuova ipotesi di reato, il falso in atto pubblico, che vede coinvolto un funzionario del Comune di Parabiago. Stando agli accertamenti, avrebbe alterato la documentazione anagrafica per far risultare i due gemelli di Adilma come figli biologici di Ravasio, permettendo così alla donna – e ai minori – di accedere all’eredità familiare. Ma il sospetto più sconcertante è che altri impiegati sapessero, o quantomeno sospettassero, e non abbiano mai parlato. Silenzio e omissioni che ora potrebbero trasformarsi in responsabilità, specie se dovesse emergere un quadro di complicità o tolleranza all’interno dell’ente comunale. In molti, tra i cittadini, si chiedono come sia possibile che nessuno abbia notato o segnalato una simile manovra, avvenuta sotto gli occhi di chi lavora per tutelare la legalità.
Nel corso dell’udienza, ha testimoniato anche un parabiaghese contattato da Massimo Ferretti, amante di Adilma, per organizzare materialmente l’omicidio. Gli era stato offerto un compenso di 10mila euro, rifiutato, ma Ferretti avrebbe insistito chiedendogli di trovare un killer. Intanto, il racconto dell’ex compagno di cella di Trifone – l’ex marito di Adilma – ha dipinto la donna come una figura manipolatrice, capace di soggiogare e minacciare chi le stava accanto.
Christian Sormani