Bernate Ticino (Milano) - Un monumento per ricordare il pilota americano Harry Partridge, morto a Bernate Ticino il 14 settembre del 1944. Quando il suo aereo venne abbattuto dalla contraerea tedesca.
Ieri mattina il Rotary Magenta ha scoperto il cippo e l’elica disegnati da Marco Varisco e Pietro Bonfiglio, rispettivamente socio onorario ed effettivo del Rotary, alla presenza del presidente Andrea Ranzini, del tenente degli Alpini Luca Parazzini che ha deposto una corona e del sindaco di Bernate Mariapia Colombo. E con una figura d’eccezione. L’ex pilota di caccia, il bernatese Carlo Garavaglia. Una presenza di spicco. "Sono commosso e onorato di presiedere questa cerimonia – ha detto il maggiore Garavaglia – Mio papà mi raccontava spesso di quell’aeroplano caduto sopra i cieli di Bernate. Racconti carichi di fascino per un bambino".
Si rivolge a Harry Partridge il pilota bernatese, come ad un amico: "Non avrei mai pensato che i nostri destini potessero incrociarsi. Entrambi avevamo una passione spropositata per il volo e per gli aerei. Ma, una volta in Aeronautica, le nostre passioni da bambini si sono ben presto scontrate con una realtà ben più grande. Mi addestravo per difendere il mio paese, ho perso colleghi e amici. Tu hai lasciato l’Alabama e la tua famiglia per venire dall’altra parte del mondo a combattere la guerra". Garavaglia aveva 21 anni quando entrò in Aeronautica e ricorda: "Persone normali che, dopo un lungo addestramento, si ritrovavano a fare cose estreme. Spesso andando incontro alla morte. Mi congedo da te, Harry, ringraziandoti per quello che hai fatto per il nostro Paese".
Il monumento a Harry si trova in zona mulino Annoni, a circa un chilometro dal centro abitato. Garavaglia è uno di quei pochi piloti che hanno sfidato il limite umano volando a 2.600 chilometri l’ora, a 15 chilometri di altezza arrivando a vedere, come si suol dire, il volto di Dio. Il Rotary, con il suo presidente, ha voluto omaggiare il pilota bernatese di un libro arrivato dalla base dei Top Gun in Nevada, al quale si ispirò Tom Cruise per il famoso film. Il pilota, soprannominato Race, ha narrato l’aneddoto: "Tutti mi chiamavano Gara, diminutivo del mio cognome. In America mi ero messo a correre in moto nel tempo libero. Gara in inglese è diventato Race, e quello è rimasto il mio nickname".